Colombo: migrazione femminile e calo della fertilità alimentano la crisi demografica
Il dato delle donne in cerca di lavoro all’estero in continuo aumento: dal 40% del periodo pre-pandemia al 46% del 2023. La destinazione principale resta il Medio oriente, dove trovano impiego soprattutto come lavoratrici domestiche. Il governo cerca di invertire la rotta, ma ancora oggi ogni mese pi di mille scelgono di espatriare.
Colombo (AsiaNews) - Uno studio condotto dall’Institute of Policy Studies (Ips) ha rivelato che il numero di donne dello Sri Lanka che cercano lavoro all’estero è aumentato del 2% rispetto al 2023. Il dato è salito infatti al 46% nel 2023, mentre era di circa il 40% nel periodo pre-pandemia Covid-19. Dal 2022, il governo di Colombo ha promosso l’occupazione all’estero come risposta alla peggiore crisi economica che la nazione isolana ha affrontato durante l’era post-indipendenza. Tuttavia, la decisione si è rivelata un’arma a doppio taglio: dato che la maggior parte delle donne che partono per un lavoro all’estero ha meno di 45 anni, la scelta di espatriare si è rivelata uno dei fattori chiave nel contribuire al calo dei tassi di fertilità.
Secondo i dati forniti dallo United Nations International Migrant Stock, al momento “nel mondo vi sono circa 214 milioni di migranti internazionali, che rappresentano il 3,1% della popolazione globale”. Una gran parte di questi, prosegue, lo studio, “proviene dallo Sri Lanka ed è impiegata come lavoratrice domestica in Paesi del Medio Oriente come U.A.E., Qatar, Giordania, Arabia Saudita, Kuwait e Libano”. L’isola è anche uno dei tre Paesi asiatici, insieme alle Filippine e all’Indonesia, in cui le donne in cerca di lavoro all’estero costituiscono tra il 60 e il 70% dei migranti legali. La maggior parte di queste donne è impiegata oltre-confine come lavoratrice domestica. Dagli anni ‘80, le donne dello Sri Lanka che scelgono di migrare in cerca di lavoro hanno superato quelle degli uomini e la destinazione principale è stata il Medio oriente.
Le consulenti mediche Samantha Jayatissa e Nilanthi Gamage spiegano ad Asia News che “la maggior parte di queste donne sono sposate e hanno almeno un figlio. Hanno lasciato i figli ai genitori anziani o ai loro mariti, mentre alcune donne sono sposate da poco e senza figli. A volte, alcune lavoratrici non sono sposate”. Fra le ragioni che spingono a migrare, proseguono le esperte, vi sono “povertà, violenza domestica o dipendenza da alcol e droga del coniuge” con conseguente scelta di lasciare il Paese. Esse “lavorano per diversi anni all’estero e, quando tornano in patria, l’età fertile si è abbassata. Questa situazione è diffusa sia nelle aree urbane che in quelle rurali”.
Esperti di politica interna e studiosi concordano nel ritenere che “la maggior parte delle donne dello Sri Lanka cerca un lavoro all’estero come fonte di reddito che le aiuterebbe a liberarsi dal peso del debito e ad alleviare le difficoltà finanziarie in patria”. La loro speranza è quella di “tornare il prima possibile”, ma spesso dietro questa decisione di rientrare vi sono “piani quasi nulli per quanto riguarda la loro sostenibilità economica a lungo termine. Infatti, raramente vedono la necessità di reintegrarsi, poiché non comprendono le condizioni economiche e del mercato del lavoro, fino a quando non provano a reinserirsi nella loro vita abituale in patria. La situazione più penosa si verifica una volta tornate a casa, quando perdono la speranza di mettere al mondo figli e di formare una famiglia, avendo raggiunto i 50 anni. La maggior parte delle famiglie nelle aree urbane e rurali è delusa da questa situazione. Ciò ha influito anche sulla condizione demografica del Paese”.
Secondo gli alti funzionari dello Sri Lanka Bureau of Foreign Employment (Slbfe), negli ultimi anni le donne non qualificate e con un basso livello di istruzione hanno superato gli uomini e le altre categorie di lavoratori qualificati in cerca di lavoro all’estero. Inoltre, queste donne migranti - costituite in larga maggioranza da lavoratrici domestiche - si sono accollate un’altra percentuale di rimesse in entrata.
Di recente, ma con estremo ritardo, il problema delle donne di età compresa tra i 21 e i 40 anni (in età fertile) che cercano lavoro all’estero ha attirato l’attenzione dei politici. Tuttavia, non vi è una soluzione immediata e percorribile al problema, mentre l’esodo continua con almeno 1.000-1.200 lavoratrici che cercano ogni mese lavoro all’estero come badanti o collaboratrici domestiche.
17/05/2023 09:58