Cina, aperto il processo sulle torture che il Partito comunista infligge ai suoi membri
Pechino (AsiaNews) - Il processo iniziato ieri contro sei funzionari del Partito comunista cinese, accusati di aver torturato e ucciso un uomo nel corso di un'indagine sulla sua presunta corruzione, ha messo sotto i riflettori il sistema noto come "shuanggui", ovvero la detenzione extra-legale imposta contro i funzionari del governo che finiscono sotto inchiesta. Il sistema è nel mirino di attivisti per i diritti umani, avvocati e persino una parte del Partito: molti indicano nel processo un "momento di svolta", che indicherà "se e come la Cina vuole divenire un Paese dove vige lo stato di diritto".
Dei sei indagati, uno è un procuratore e cinque sono membri della temutissima Commissione centrale per la disciplina e l'ispezione. L'organismo è il "cane da guardia" del Partito, una sorta di corpo al di sopra della legge che ha il potere di detenere senza il permesso di un giudice qualunque persona sia sospettata di violazioni di diverso tipo. Bo Xilai, ex segretario comunista di Chongqing caduto in disgrazia, è rimasto 17 mesi nelle mani della Commissione prima di entrare in aula. Il verdetto per il suo caso è atteso a giorni, anche se si parla già di un appello.
Nel processo iniziato ieri, invece, gli accusati rischiano la pena di morte. Secondo la pubblica accusa i sei funzionari hanno affogato Yu Qiyi, 42 anni, capo ingegnere di una ditta statale di Wenzhou. Yu è rimasto nelle mani dei suoi aguzzini per 38 giorni: la famiglia non è stata informata del suo arresto e nessun tribunale ha convalidato le decisioni della Commissione. La morte è sopraggiunta durante un interrogatorio, nel quale i sei hanno tenuto a più riprese la testa della vittima nell'acqua ghiacciata per cercare di estorcergli una confessione.
Le accuse dimostrano anche che la tortura è un metodo comune di interrogatorio nella Cina contemporanea. Anche se il governo l'ha dichiarata illegale nel 1996 e ha firmato le Convenzioni internazionali contro il suo uso nelle carceri, Ong e attivisti per i diritti umani hanno dimostrato nel corso degli anni che essa non è mai sparita. Anzi, secondo il China Human Rights Lawyers Concern Group la piaga della tortura è ancora diffusa nel sistema sociale cinese.
Per Pu Zhiqiang, avvocato che rappresenta la famiglia di Yu, il processo può essere un momento di svolta per la società cinese: "I casi in cui un uomo muore mentre è sottoposto allo shuanggui non finiscono quasi mai in tribunale". "Credo che attraverso questo procedimento - aggiunge Si Weijiang, secondo legale - il governo della Cina potrà dimostrare se e come intende far diventare il Paese una vera nazione dove vige lo stato di diritto".