Card. Zen: il governo cinese si sbaglia; in Cina tutti vogliono essere guidati dal papa
Quando un vescovo non è scelto dalla Santa Sede, normalmente i sacerdoti si rifiutano di concelebrare con lui ed i fedeli se ne tengono lontani.
Hong Kong (AsiaNews) "In Cina vi è una sola Chiesa cattolica e tutti vogliono essere guidati dal papa": è la netta risposta del card. Joseph Zen alle affermazioni dell'Ufficio per gli affari religiosi che alcuni giorni fa ha rivendicato il diritto della Cina a eleggere e ordinare vescovi in modo autonomo, senza il permesso del papa.
Lo scorso 6 maggio l'Ufficio affari religiosi (Uar) ha criticato la dichiarazione vaticana che condannava come "una grave violazione della libertà religiosa" le ordinazioni episcopali avvenute senza l'avallo della Santa Sede. Secondo l'Uar la dichiarazione pubblicata dalla Sala stampa della Santa Sede è "senza senso". Con tono stranamente sobrio e un po' dimesso, l'Uar afferma di "volere un dialogo franco e sincero con il Vaticano", ma che "eleggere nuovi vescovi" è una "necessità urgente" per la Chiesa cinese, dato che vi sono "40 diocesi con sede vacante". La dichiarazione governativa si arrischia anche in affermazioni teologiche dicendo che "dove non c'è vescovo non c'è chiesa". Per questo il governo consacra i vescovi offrendo un "contributo all'evangelizzazione". L'Uar afferma anche che ormai da "più di mezzo secolo" in Cina si eleggono e si consacrano vescovi in modo autonomo ("autoelezione e auto-consacrazione").
La nota del card. Zen pubblicata ieri sera in cinese - dimostra che quest'affermazione dell'Uar è falsa e che in Cina, dopo i decenni del maoismo, sempre più vescovi, sacerdoti e fedeli si sono battuti perché i vescovi avessero l'approvazione del papa. "In Cina - afferma il card. Zen - vi è una sola Chiesa cattolica e tutti vogliono essere guidati dal papa". Secondo il battagliero cardinale di Hong Kong, la decisione di ordinare due vescovi senza avallo della Santa Sede è una scelta oscurantista, che "spinge all'indietro" il corso della storia cinese e i rapporti fra Cina e Vaticano.
Riportiamo qui sotto il testo integrale della nota del Card. Zen, dal titolo "Chiariamo alcune cose" (traduzione dal cinese a cura della redazione di AsiaNews).
La Dichiarazione del portavoce dell'Ufficio degli affari religiosi del 6 maggio [afferma ]che nella Chiesa Cattolica cinese, riconosciuta dal governo cinese, "l'auto-elezione e l'auto-consacrazione dei vescovi è continuata da più di 50 anni". Questa è la tattica fondamentale per l'auto-gestione della Chiesa cinese. Essi sanno che nella Chiesa cattolica c'è la gerarchia, che se non vi è il vescovo, non vi è Chiesa cattolica. Ma nella Chiesa cattolica i vescovi vengono nominati dal Papa. Essi però vogliono i vescovi, ma non vogliono la nomina e l'approvazione dal Papa. In questo modo può tale Chiesa dirsi ancora veramente Chiesa cattolica?
I vescovi consacrati "in più di 50 anni" con "l'auto-elezione e l'auto-consacrazione", sapevano la loro situazione, e il loro cuore non era molto tranquillo. Con la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80, essendo divenuto facile avere contatti con l'estero, questi vescovi, tramite alcune persone, hanno affidato la richiesta di "perdono e riconoscimento" alla Santa Sede. In ogni occasione possibile, il Papa ha accettato molte di queste richieste, e ha chiesto loro di renderlo noto ai sacerdoti e ai fedeli laici, senza mettersi in opposizione diretta con le istituzioni del governo. Questo modo, premetteva a vescovi, sacerdoti e laici di vivere con tranquillità le loro attività di fede, essendo ancora sotto il controllo del governo.
Negli ultimi 20 anni, alla fine di questo "mezzo secolo", nella Chiesa ufficiale l'importanza per i vescovi di essere nominati dal papa è stata pian piano riconosciuta da tutti.
Quindi tutti i candidati episcopali "eletti" "del Consiglio dei vescovi cinesi [una specie di conferenza episcopale cinese, non riconosciuta - ndr]", e riconosciuti dall'Ufficio affari religiosi, tutti mandano alla Santa Sede la richiesta di essere approvati dal papa e sanno che è necessario. Solo dopo aver ottenuto l'approvazione dal Papa, ricevono la consacrazione.
Proprio per questo, all'ordinazione episcopale organizzata dall'Associazione patriottica all'inizio del 2000, quando avevano invitato 12 candidati, solo 5 si sono presentati, e sono andati all'ordinazione con gli occhi pieni di lacrime. Perfino i seminaristi del seminario nazionale di Pechino, dipendente in modo diretto da Liu Bainian [vice-presidente dell'AP, maggior responsabile delle ordinazioni illecite di questi giorni ndr], hanno rifuggito quella ordinazione. Dopo di ciò, la Santa Sede ha ricordato a tutti che il canone 1382 del diritto canonico [sulla scomunica latae sententiae- ndr] era ancora valido.
Per coloro che sono stati costretti ad essere ordinati vescovi in modo illecito [senza il permesso della Santa Sede], la situazione non è stata facile: i sacerdoti si rifiutano in genere di concelebrare con loro; i fedeli non vogliono partecipare alle loro messe.
Da questo atteggiamento di sacerdoti e fedeli emerge un significato molto chiaro. E io stesso dico perciò che "in Cina, vi è solo una Chiesa Cattolica, e tutti vogliono essere guidati dal papa".
In questi anni, diversi candidati all'episcopato hanno ricevuto l'approvazione della Santa Sede, ma hanno subito tante difficoltà. Il governo non permette loro di rendere pubblica l'approvazione della Santa Sede, e così nella celebrazione si è costretti a usare la formula "approvato dal Consiglio dei vescovi cinesi" che si sostituisce all'approvazione del papa. Solo fuori dell'ordinazione, si fa sapere ai sacerdoti che il candidato è confermato e approvato dalla Santa Sede (tutti i cinesi conoscono questo tipo di dissimulazione).
Ma la carta non può coprire il fuoco: in questo modo l'Associazione Patriottica e l'Ufficio affari religiosi erano impossibilitati a realizzare i loro interessi.
Tutti sappiamo che per le recenti consacrazioni dei vescovi di Shanghai e Xian dell'anno scorso, i due consacrati sono stati prima nominati dalla Santa Sede, poi i vescovi e i sacerdoti, per compiere [in apparenza] le norme del governo, hanno svolto un'elezione. Il governo è stato costretto ad accettare i due candidati. Riguardo a queste due consacrazioni, il governo è stato piuttosto silenzioso; solo il signor Liu Bainian in una intervista a Reuters, ha detto che in questi ultimi tempi il governo cinese è divenuto "molto tollerante".
Il fatto è che Cina e Vaticano entrambi affermano di voler collaborare a una società armonica ma in una "collaborazione passiva". Purtroppo, fra Santa Sede e governo cinese non vi è nessun accordo. Per questo noi speriamo che nei colloqui tra Cina e Vaticano si possa trovare un accordo accettabile per entrambi.
Un accordo è la nostra speranza di oggi. Ma l'Associazione Patriottica e l'Ufficio Affari religiosi hanno costretto due sacerdoti ad accettare la consacrazione episcopale senza l'approvazione della Santa Sede. Questo fatto noi non lo comprendiamo e ci porta a perdere la speranza. In conclusione: chi è che spinge le cose all'indietro?
Card. Joseph Zen Ze-kiun
8 maggio 2006