26/10/2005, 00.00
VATICANO-CINA
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Card. Sodano: il problema con Pechino è la libertà religiosa

Per il segretario di Stato vaticano, invece, ha minor peso la "questione Taiwan". La Chiesa è unica in tutto il mondo; la speranza che i vescovi cinesi possano incontrare il Papa.

Roma (AsiaNews) - Tra Vaticano e Cina ci sono "conversazioni, contatti", non "trattative" ("la parola è eccessiva"): il problema tra loro non è rappresentato tanto da Taiwan, quanto dal rispetto dovuto della libertà religiosa e alla Chiesa, che "è una, in tutto il mondo, in tutte le culture, in tutte le nazioni". E' stato il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, a fare, ieri sera, un "punto" sulla prospettiva dei rapporti tra Santa Sede e Cina, per ribadire quanto già detto in altre occasioni sulla "questione  Taiwan", ma con una sottolineatura forte del rispetto che tutti gli Stati, Cina compresa, debbono al diritto alla libertà religiosa.

Con un riferimento all'assenza dei 4 vescovi cinesi chiamati dal Papa al Sinodo, per la quale ha parlato di "dispiacere", senza evidenziare la delusione della Santa Sede, che pure riteneva di aver avuto assicurazioni sulla loro possibile presenza, per lasciare spazio alla speranza di una loro futura possibile venuta a Roma, ad incontrare il Papa.  Incontrando i giornalisti in occasione dell'inaugurazione del nuovo centro convegni della Pontificia università gregoriana, a Roma, intitolato a padre Matteo Ricci, il Segretario vaticano ha detto: "E' dispiaciuto ai vescovi di tutto il mondo riuniti in Sinodo di non vedere i confratelli dalla Cina, questi quattro confratelli che il Papa aveva invitato. Però speriamo che presto, come loro hanno anche scritto al Papa, possano prender la strada di Roma e darci un abbraccio fraterno. La storia cammina e io credo che presto vedremo superate queste difficoltà". "Speriamo che presto queste tensioni del momento possano cessare", ha aggiunto poi, riferendosi alla situazione generale. D'altro canto "quanti uomini di Chiesa vanno in Cina? Quanti rappresentanti del governo cinese ci sono nel mondo, ambasciatori, uomini di cultura, uomini d'affari, uomini di commercio? C'é un osmosi continua perché il mondo è unico. Oggi il mondo è unito e anche la Chiesa è unita". "Noi sentiamo come nostri fratelli e sorelle i cattolici cinesi, come tutti gli altri uomini di buona volontà. Continuiamo a tendere ponti, perché la Chiesa non cerca altro se non annunciare i principi cristiani del Vangelo di Cristo, nel rispetto di tutto gli uomini e di tutte le culture. La Chiesa è cattolica, cioè universale, e sempre ha messo le, radici in tutti i popoli e in tutti i continenti".

Il punto è che  "la Santa Sede ha sempre detto che è pronta al dialogo, è pronta ai contatti, è pronta a spiegare le sue tradizioni. Però dobbiamo sempre insistere su questo concetto: che la Chiesa è una, in tutto il mondo, in tutte le culture, in tutte le nazioni, e i governi civili non hanno diritto di dire agli uomini e alle donne come devono vivere la loro fede". "Questo è un diritto alla libertà religiosa di ogni uomo, scritta nella Dichiarazione universale dei diritti umani, scritta nella storia stessa del popolo cinese, che tanto ama anche la libertà. E quindi speriamo che questo sole della libertà presto spunti anche su questo grande Paese".

"Non è un ostacolo", invece, a suo avviso, la presenza a Taiwan di un rappresentante diplomatico della Santa Sede. "Ho detto tante volte - ha ricordato - che se possiamo avere contatti con Pechino, non domattina ma stasera stessa il nunzio, o meglio l'incaricato d'affari che è a Taiwan va a Pechino". Ribadendo quanto egli stesso espresse già nell'ormai lontano 1999, il cardinale segretario di Stato ha ripetuto che "lì c'era la Nunziatura in passato, di lì la Nunziatura fu obbligata ad andare a Taiwan, dopo essersi spostata prima a Nanchino, poi ad Hong Kong". "E adesso, se fosse possibile, come speriamo, si ritornerebbe nella sede originaria a Pechino. L'intestazione della nostra carta da lettere è sempre la stessa: reca ancora la scritta 'Nunziatura in Cina', come quella che c'era a Pechino, non l'abbiamo cambiata". Quanto ai tempi, il segretario di Stato vaticano ha invitato a "non entrare nei piani della Provvidenza". (FP)

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