Tribunale vietnamita conferma la condanna di tre giovani cattolici
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Un tribunale vietnamita ha confermato in appello la condanna, emessa in primo grado nel maggio scorso, a carico di tre giovani attivisti cattolici, colpevoli - per le autorità comuniste - di "propaganda contro lo Stato" e aver distribuito "volantini antigovernativi". L'udienza si è tenuta il 26 settembre davanti alla corte popolare della provincia di Nghe An, nel nord del Paese; nelle scorse settimane per la loro liberazione si era mossa anche la Commissione di Giustizia e Pace della Chiesa cattolica di Vinh, che ha auspicato un processo di appello "conforme al diritto internazionale" e la loro conseguente liberazione "perché innocenti".
Il giudice ha confermato la sentenza di primo grado per Antonie Dau Van Duong e Pierre Tran Huu Duc; la pena per il terzo cattolico alla sbarra, Chu Manh Son, è stata invece ridotta di sei mesi. Il quarto imputato ha invece preferito non ricorrere, temendo di una punizione ancor più dura in secondo grado. I cattolici della diocesi di Vinh hanno cercato di raggiungere l'edificio in cui si svolgeva il processo, ma un imponente presidio della polizia e la mancanza di mezzi di trasporto ha impedito ai fedeli di dar seguito al proposito. Fonti non confermate riferiscono che cinque o sei persone sarebbero state arrestate.
Ad oggi solo quattro su 17 attivisti cristiani, arrestati dalla polizia dal giugno 2011, hanno subito un processo. Il primo grado si è tenuto il 25 maggio in un tribunale popolare della provincia di Nghe An (cfr. AsiaNews 25/05/2012 Condannati i quattro attivisti cattolici, a processo per "propaganda contro lo Stato"). In base agli articoli 88 e 79 del Codice penale, i giudici hanno emesso una condanna a 42 mesi di carcere, più 18 mesi di libertà vigilata per Antonie Dau Van Duong; a Tran Huu Duc 39 mesi di carcere e un anno di libertà vigilata; a Chu Manh Son 36 mesi di cella e un anno di libertà vigilata; infine Hoang Phong, è stato condannato a 18 mesi.
Per i leader cattolici, il primo grado ha rappresentato la "parodia di un processo" durante il quale sono stati violati i diritti civili sanciti dalla Costituzione: libertà di espressione, di stampa, informazione e riunione. I giovani avrebbero solo espresso opinioni personali potendo - in teoria - contare sui diritti basilari della persona umana. Essi sono "buoni studenti" e provengono da famiglie "povere e laboriose".