Domani in san Pietro la cerimonia dell’arcivescovo armeno cattolico, martire del genocidio del 1915. Presenti il presidente libanese Joseph Aoun, il premier armeno Nikol Pashinyan e il patriarca Minassian, insieme a centinaia di fedeli della diaspora. Per molti armeni, “questo giorno storico è anche un giorno di giustizia”.
Ridimensionata Neom e altre infrastrutture, le autorità saudite puntano a sviluppare la città santa dell’islam. Nei giorni scorsi presentato il “King Salman Gate”, un piano che interesserà 12 milioni di metri quadrati e garantirà 300mila posti di lavoro in 10 anni. Previsti anche spazi commerciali, culturali e residenziali. Ma non mancano le voci critiche.
Nel clima aperto dall’incontro in terra egiziana, il capo dello Stato libanese ha annunciato la disponibilità a colloqui con lo Stato ebraico. Ma non ha specificato se saranno diretti o meno. Le analogie fra il disarmo di Hezbollah e Hamas a Gaza. Hezbollah e Amal guardano alle elezioni politiche del maggio 2026 per mantenere la leadership nel versante sciita. E mirano a bloccare qualsiasi accordo possa risultare sgradito.
Per l’analista e studioso nato nella Striscia e oggi di base negli Stati Uniti il movimento cerca di “tornare al monopolio” delle armi e al controllo del territorio. Per farlo “ricorre a torture ed esecuzioni sommarie” dietro pretesto di “collaborazionismo”. Serve una missione “per far rispettare la legge e il diritto tutelando prima di tutto i palestinesi”. "Le persone con cui parlo a Gaza temono un ritorno al 6 ottobre 2023".
Il patriarca caldeo lancia un appello a meno di un mese dalle elezioni politiche, con l’invito a scegliere candidati “adatti a servire il popolo senza discriminazioni”. Il tema della lotta alla corruzione e la faida di potere fra gruppi. La scelta dei candidati cristiani e il rischio di infiltrazioni. La questione irrisolta della partecipazione politica delle minoranze irachene dopo il 2003.
Prima l’annuncio della presenza del premier israeliano alla firma dell'accordo, poi ritirata per la concomitanza con una festa ebraica (ma il probabile motivo reale è la presenza del leader dell'Anp Abu Mazen). Fonti israeliane annunciavano anche per domani una storica visita del presidente indonesiano Prabowo a Gerusalemme, ma il ministero degli Esteri di Jakarta ha smentito. Modi snobba il vertice: a rappresentare l'India il numero tre della diplomazia.