Nel clima aperto dall’incontro in terra egiziana, il capo dello Stato libanese ha annunciato la disponibilità a colloqui con lo Stato ebraico. Ma non ha specificato se saranno diretti o meno. Le analogie fra il disarmo di Hezbollah e Hamas a Gaza. Hezbollah e Amal guardano alle elezioni politiche del maggio 2026 per mantenere la leadership nel versante sciita. E mirano a bloccare qualsiasi accordo possa risultare sgradito.
Per l’analista e studioso nato nella Striscia e oggi di base negli Stati Uniti il movimento cerca di “tornare al monopolio” delle armi e al controllo del territorio. Per farlo “ricorre a torture ed esecuzioni sommarie” dietro pretesto di “collaborazionismo”. Serve una missione “per far rispettare la legge e il diritto tutelando prima di tutto i palestinesi”. "Le persone con cui parlo a Gaza temono un ritorno al 6 ottobre 2023".
Prima l’annuncio della presenza del premier israeliano alla firma dell'accordo, poi ritirata per la concomitanza con una festa ebraica (ma il probabile motivo reale è la presenza del leader dell'Anp Abu Mazen). Fonti israeliane annunciavano anche per domani una storica visita del presidente indonesiano Prabowo a Gerusalemme, ma il ministero degli Esteri di Jakarta ha smentito. Modi snobba il vertice: a rappresentare l'India il numero tre della diplomazia.
Ad AsiaNews Yonatan Zeigen invita a rompere lo schema di un Paese in guerra e “congelato” al dramma del 7 ottobre. E invita a “pensare al nostro presente e al nostro futuro”. Andare oltre l’accordo di pace di Trump e immaginare una “visione diversa” basata sull'“uguaglianza” fra i due popoli. Ora "una nuova leadership, un nuovo governo, una mentalità nuova” per entrambi.
AsiaNews pubblica la riflessione dell’attivista politico e mediatore sull’accordo di pace (alla prima fase) a Gaza. Già protagonista della liberazione del soldato Shalit, ha operato anche in questi mesi dietro le quinte per raggiungere il cessate il fuoco. Fra la debolezza di Biden, la guerra a tutti i costi dell’esecutivo Netanyahu e la forza di Trump nell’imporre la pace (con turchi e arabi).
Attesa la ratifica ufficiale dopo la riunione del governo israeliano. In una nota il primate latino di Gerusalemme parla di “una prima fase” che rappresenta però una “buona notizia”. P. Romanelli invoca una “pace giusta e permanente”. Raggiunto il consenso sulla liberazione dei prigionieri e il ritiro delle truppe, restano ancora nodi irrisolti da definire nelle fasi successive.