Il presidente Masoud Pezeshkian ha firmato la norma, che è già entrata in vigore. Per i promotori è una risposta alle fughe di informazioni riservate nella “guerra dei 12 giorni” con Israele (e Stati Uniti). I critici rispondono che il governo ha colpito solo persone comuni, senza punire alti funzionari o responsabili. Sullo sfondo la grave crisi economica attraversata dal Paese.
Ultimati i lavori della stazione di Maryam-e Moghaddas, che sorge nei pressi della chiesa armena di Saint Sarkis. Oltre a elementi ornamentali che evocano la simbologia cristiana collegandola alla tradizione musulmana, vi sarà anche una statua di 2,5 metri della Vergine Maria. L'auspicio dell’arcivescovo dei latini: "Tutti possano riconoscere in lei che Dio viene incontro a uomini e donne di tutto il mondo, fratelli e sorelle di una casa comune".
Un tribunale ha confermato in appello decine di anni di prigione a carico di cinque imputati. La loro “colpa” è aver partecipato a funzioni nelle chiese domestiche, seguito corsi sulla fede online e di formazione all’estero (Turchia). Il 7 ottobre un altro processo per vilipendio. Ad agosto la tv di Stato ha trasmesso un documentario di propaganda con confessioni forzate di convertiti.
In una riflessione per AsiaNews l'arcivescovo Mathieu critica “l’egemonia coloniale” che deforma la realtà di una regione “intrinsecamente multipolare”. "La pace non può essere costruita sull’ideologia di un mondo interventista cosiddetto libero che disumanizza parti di popolazioni che non sono allineate con loro". Sale la tensione sul nucleare: i Paesi “E3” vogliono riattivare il meccanismo di snapback, Teheran minaccia di ritirarsi Trattato di non proliferazione.
Ripresi ieri a Ginevra i colloqui fra Iran e Paesi dell’E3 sulle sanzioni. Il ministro degli Esteri apre a “colloqui indiretti” con Washington se gli Usa abbandonano l’opzione militare. Su atomica e dialogo cresce la tensione fra le due anime del Paese. Secondo Hrana nel 2025 fra luglio e agosto le esecuzioni sono aumentate del 54% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Di questi solo 11 sono stati rilasciati dietro cauzione. Gli altri restano in prigione e si sommano agli oltre 60 già in cella prima del conflitto per motivi di fede. Secondo il ministero dell’Intelligence sono “mercenari del Mossad” addestrati all’estero da chiese negli Stati Uniti e in Israele. Article18: la loro “colpa” aver partecipato “a un raduno” di fedeli “in un Paese vicino”.