Un blocco iraniano del principale snodo marittimo per il petrolio e il gas mondiale avrebbe dure ripercussioni sui mercati asiatici, dalla Cina all’India, fino a Giappone e Corea del Sud. Mentre i prezzi del greggio iniziano a salire, molti dubitano che Teheran possa realmente attuare le minacce perché danneggerebbe Pechino, rischiando di restare ulteriormente isolata.
Maryam Marof Arwin, fondatrice del Purple Saturdays Movement, denuncia su AsiaNews le condizioni spesso disumane dei profughi afghani in Iran, aggravate dai recenti bombardamenti israeliani nei quali si conta già almeno una vittima tra chi è fuggito da Kabul. Donne, bambini, dissidenti e attivisti rischiano la vita se rimpatriati, ma anche in esilio affrontano fame, precarietà e discriminazioni. “Serve una collaborazione tra difensori dei diritti umani e il rispetto del diritto umanitario”, dice l'attivista.
In Medio oriente è diretto il 25% del totale delle esportazioni di tè. E il 60% delle rimesse private viene dagli 1,5 milioni di migranti che lavorano nella regione. Un calo del 5% degli ordini potrebbe costare fino a 75 milioni di dollari all’anno. L’attenzione puntata sullo Stretto di Hormuz per possibili blocchi da parte di Teheran.
L'Azerbaigian si trova in prima linea rispetto allo scontro tra Israele e l'Iran, con il suo ruolo ambivalente di partner strategico di Tel-Aviv e relazioni complesse e contraddittorie con Teheran. Ma anche la vicina Armenia esprime apertamente il timore che il conflitto possa durare a lungo, coinvolgendo anche i Paesi della regione.
L'arcivescovo della capitale iraniana condivide con AsiaNews il racconto della prima settimana di guerra lanciata da Israele. "Tutto avviene attraverso lo spazio aereo e telecomandato", le "vittime collaterali: sfollati, feriti e morti", i timori per un incidente con rilascio di “gas tossici o radiazioni”. La consapevolezza che la guerra “non è la soluzione” e la preghiera a Gesù che "ha fatto dei due un solo popolo".
Ad AsiaNews l’attivista denuncia come l’escalation con l’Iran abbia “nascosto” il conflitto a Gaza, le atrocità che continuano e il tema degli ostaggi di Hamas. Diversi ambiti della vita pubblica sono interrotti, mentre i missili iraniani provocano “scene di distruzione”. In un quadro di grande “preoccupazione” è difficile fare previsioni, "anche molti israeliani vorrebbero lasciare il Paese".