“Tornano” all’induismo 150 cristiani fuori casta
Mumbai (AsiaNews) – Uomini, donne e bambini, in tutto 150 convertiti al cristianesimo hanno fatto “ritorno” all’induismo in una cerimonia svoltasi lo scorso 28 febbraio a Shimla, nell'Himachal Pradesh. Qui il mese scorso è entrata in vigore la discussa “Legge sulla libertà religiosa”, meglio conosciuta però come “Legge anti-conversione”. L’approvazione del testo di legge da parte del parlamento e del governatore ha suscitato preoccupazione tra le minoranze religiose: l’Himachal Pradesh - India settentrionale - è infatti il primo Stato dell’Unione retto dal Partito democratico del Congress ad approvare un simile decreto. Secondo il vescovo di Shimla, mons. Gerald Mathias, proprio la legge anti-conversione è all’origine dell’iniziativa di due giorni fa.
I media locali hanno riportato che i riconvertiti erano fuori casta (dalit), passati al cristianesimo dietro pagamento da parte dei missionari nel corso di decenni di proselitismo. Promotrice della grande cerimonia è stata l’All India SC and ST Mahasangh (Lega per i dalit di tutta l’India). Tra i partecipanti, fedeli di numerose religioni, dai sikh ai buddisti, come pure attivisti indù del Vishwa Hindu Parishad e di altri gruppi nazionalisti.
Ad AsiaNews mons. Mathias sottolinea che nessuno dei “riconvertiti” era cattolico e avverte: “Questo è il frutto della nuova legge sulla libertà religiosa, dopo la sua approvazione i gruppi estremisti si sentono in diritto di operare queste riconversioni; è una situazione pericolosa per tutti i cristiani dell’Himachal Pradesh”.
Secondo i parametri del decreto, convertire “con l’inganno” o “la forza” donne o tribali è punibile con 3 anni di reclusione e multe salate. “Questo - sostiene il vescovo - è un modo per bloccare l’attività missionaria e sociale della Chiesa, che con i suoi centri di aiuto sanitario e le sue scuole soccorre le parti più deboli della popolazione”. “Ironicamente – conclude il presule – la legge permette le cerimonie di riconversione all’induismo”.