26/08/2011, 00.00
VIETNAM - CINA
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“L’invasione” cinese del Vietnam: l’economia, i mari e la vita della gente

di Nguyen Hung
Una presenza sempre più massiccia e condizionante. Il timore che Pechino voglia imporre anche il proprio modello di Chiesa, separata da Roma. Moltissimi i migranti illegali, privi del permesso di lavoro.
Hanoi (AsiaNews) – La Cina non vuole solo prendersi l’85% delle acque del sudest asiatico, ma dal 2010 ha un programma di espansione in tutti i Paesi sviluppati del continente. E’ il parere di alcuni esperti di storia, che trova conferma in quanto sta accadendo in Vietnam, dove cresce la presenza di imprese e lavoratori cinesi, anche illegali.

Il timore, espresso da padre Nguyễn Văn Khải, già portavoce dei redentoristi, è che “l’invasione cinese metta il Paese nelle mani dei leader atei e materialisti di Pechino. Se perdiamo il nostro Paese, perdiamo tutto. E i cinesi costringeranno anche la Chiesa vietnamita a seguire il modello di quella cinese. Ci costringeranno a separarci dalla Santa Sede e a rompere la comunione nella Chiesa”.

In un’intervista rilasciata il 24 agosto a Người Việt Online, negli Stati Uniti, il religioso racconta che “avendo lavorato per dieci anni tra i fedeli delle remote parrocchie di montagna sono stato testimone del cattivo comportamento dei lavoratori cinesi che spadroneggiano nei villaggi. Più volte è capitato che dopo aver mangiato e bevuto non hanno voluto pagare. E se la gente del paese oppone resistenza, chiamano migliaia di altri lavoratori che attaccano e distruggono le case”.

In Vietnam, una delle “espansioni economiche cinesi” è rappresentata dai lavoratori cinesi illegali. Negli ultimi tempi, stampa ed esperti hanno messo in guardia sulla situazione irregolare dei lavoratori cinesi in Vietnam. La maggior parte degli impiegati non ha competenze professionali e gli operai stanno provocando instabilità in campo economico, sociale, militare, politico e nella vita quotidiana della gente.

Secondo le statistiche del Ministero del lavoro, degli invalidi di guerra e della previdenza sociale, “a maggio 2011 sono 74mila i lavoratori stranieri in Vietnam. Tra gli impiegati, i cinesi sono il 90%, la maggior parte dei lavoratori sono operai”.

I cinesi sono presenti dalla provincia di Lang Son (vicino ai confini con la Cina) fino a Ca Mau (la provincia più meridionale). Anche la signora Nguyễn Thị Kim Ngân, vicepresidente dell’Assemblea nazionale, si è detta “preoccupata per i lavoratori cinesi, perché sono presenti nell’intero Paese, fino alla provincia di Ca Mau”.

E per lo più sono illegali. Il Comitato del popolo della provincia di Ninh Binh ha ammesso che su duemila lavoratori cinesi presenti nel suo territorio, 1.500 non hanno il permesso di lavoro. Sono lavoratori migranti illegali. Anche negli Altipiani: nelle ditte cinesi stanno portando avanti i controversi progetti per lo sfruttamento della bauxite a Nhân Cơ e Tân Rai (nella foto) lavorano migliaia di operai cinesi, ma solo il 25% di loro ha i permessi. Nella provincia di Ca Mau, su 1.700 dipendenti solo 690 hanno il permesso di lavoro”.

Un funzionario dell’Ufficio del lavoro e della previdenza sociale di quest’ultima provincia racconta ad AsiaNews che “ad agosto di quest’anno, quando siamo andati nelle fabbriche per i controlli, il direttore, cinese, era assente e aveva fatto allontanare i suoi dipendenti. Così non sappiamo con esattezza quanti sono”.

Un giornalista di Quảng Ngãi spiega che “il motivo che ha creato la situazione risiede nel fatto che il governo vietnamita ha concesso a operatori cinesi molti progetti edilizi. Così la Cina ha realizzato progetti dovunque”.

A Thanh Hóa la gente racconta che “quando i lavoratori cinesi entrano nei negozi, normalmente attaccano briga. Sono prepotenti e ci sono testimonianze di negozianti picchiati. A centinaia, a volte, hanno attaccato le persone con bastoni. Le autorità locali non hanno potere e la gente st perdendo fiducia. Le persone si debbono difendere da sole”.

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