“L’eccezionale dignità” degli alluvionati in Bangladesh
Dhaka (AsiaNews) – Capanne semisommerse dall’acqua, per lo più distrutte, alcune rese abitabili i costruendo una piattaforma più alta, o in legno o in stecche di bambù per i più poveri; gente accampata lungo le strade, senza poter contare su alcuna entrata economica per almeno un altro mese. La situazione in Bangladesh, sommerso per il 40% dalle alluvioni dell’ultimo mese, è critica, con il governo provvisorio che ha annunciato di non chiedere aiuti alla comunità internazionale. In totale in tutto il sud asiatico la stagione monsonica ha fatto finora 1900 morti, per lo più in India.
Dal distretto di Manikgonj – vicino Dhaka – p. Arturo Speziale, missionario PIME, sta coordinando aiuti per una parte dell’oltre mezzo milione di alluvionati della zona. E ad AsiaNews racconta il suo impegno e i bisogni di questa gente.
“Da due giorni l’acqua è calata di circa 7 cm – scrive il sacerdote in una lettera – ma nessuno si aspetta che la situazione migliori prima del 10 settembre. Le precipitazioni infatti non sono ancora finite: le piogge torrenziali nel Bihar, India, faranno aumentare il livello dei fiumi anche qui. Inoltre, anche se l’acqua si ritira, il 70% della gente vive in un ambiente già carente dal punto di vista igienico, per questo sono in agguato malattie come febbri, dissenteria, paratifo. Complicazioni alle vie respiratorie sorgeranno poi anche nel post-alluvione quando le capanne rimarranno umide a lungo”.
P. Speziale racconta, però, che nonostante la crisi la popolazione “continua a soffrire con dignità e persino sorridere, nonostante il loro dramma”. Finora il missionario è riuscito a portare soccorso a circa 200 famiglie, “di ogni fede”, ma la quantità degli aiuti non è ancora sufficiente: “Abbiamo raccolto alcune offerte dai fedeli di Dhaka e a breve consegneremo altri 140 pacchetti di riso ed altro cibo”.
“Per la mia gente alluvionata – continua - soprattutto quella che ha i bambini nelle nostre scuole e chi non ha una capanna decente almeno un po’ in alto, la sofferenza maggiore è la mancanza di cibo e in secondo luogo la precarietà dell’abitazione: durante l’alluvione le pareti in stecche di bambù intrecciato delle capanne sono state distrutte o danneggiate e anche quello che è rimasto marcirà presto. Terzo problema: il reddito quasi zero durante l’alluvione”. Il sacerdote spiega che “la maggioranza dei poveri nei villaggi remoti e poco sviluppati vive un po’ alla giornata: pesca, quando sono fortunati, lavori nei campi altrui nella stagioni di semina e raccolta. Ma la paga giornaliera è molto bassa, perché ci sono tanti disoccupati, e così non riescono a risparmiare, ad avere un surplus a cui attingere nell’emergenza”.
P. Speziale lancia infine un SOS per questa gente: “Abbiamo bisogno di cibo e sostegno per la ricostruzione”.
Per offerte:
Standard Chartered BankFr. Arturo SpezialeA/C No. 01-2639998-01Swift Code & ID SCBLBDDXXXX
Oppure
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