“Lo stupro è un normale metodo per intimidire la popolazione”
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Le donne di etnia Karen sono rapite, violentate, torturate e uccise dalla giunta militare che governa il Myanmar. Lo denuncia l’Organizzazione delle donne Karen, ong di esiliati birmani, descrvendolo come un modo per stroncare le minoranze etniche che si oppongono ai militari. Nel rapporto “Stato di terrore”, pubblicato ieri, sono citate nel dettaglio le storie di 959 donne e ragazze, dal 1981 al 2006, violentate e talvolta uccise da soldati e ufficiali, che poi non sono stati puniti. Ma sono molte migliaia – spiegano gli autori – i casi non conosciuti.
Nel rapporto si legge che “lo stupro è stato usato, e continua ad esserlo, come metodo di tortura per spaventare e umiliare la popolazione, in specie gli Stati etnici. Donne e bambini sono costretti ai lavori forzati e sono portati via da casa”. Naw May, 38 anni, è stata violentata da soldati del 101° Battaglione fanteria, che poi l’hanno uccisa e le hanno tagliato le orecchie per usarle come orecchini. Naw Moo, 20 anni, è stata violentata da quattro soldati nella sua stessa casa.
Molte aggressioni si sono rivolte contro intere famiglie, accusate di sostenere i ribelli dell’Unione nazionale Karen, che da decenni lotta per l’autonomia. Violenze sessuali sono avvenute e avvengono anche contro gli etnici Shan.
Anche le donne in gravidanza o con bambini piccoli debbono lavorare per l’esercito. “Se siamo stanche i soldati ci bastonano sulla schiena. Ci colpiscono di continuo con i fucili”, racconta Naw Mu Thoo, 33 anni, che per i lavori forzati ha avuto tre aborti.
La violenza dei militari, che dal 2005 hanno lanciato una forte offensiva contro le minoranze etniche, costringe molte persone a nascondersi nelle foreste o a cercare la salvezza oltre il confine con la Thailandia. Il Thailand Burma Border Consortium, che aiuta i rifugiati, stima che nel solo 2006 almeno 82 mila persone sono state costrette a fuggire da casa. Dal 1996 sono stati distrutti 3 mila villaggi nella parte orientale del Paese e oltre un milione di persone sono state cacciate.
Da tempo la giunta militare è accusata di praticare un vero genocidio verso la minoranze etniche, ma la comunità internazionale non ha mai preso iniziative per impedirlo. Lo scorso gennaio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha respinto una risoluzione che chiedeva al Myanmar di diminuire la repressione e liberare i prigionieri politici e di coscienza. Russia e Cina hanno votato contro, spiegando che la questione non riguarda la sicurezza e la pace della regione, per cui non se ne deve occupare il Consiglio.
07/06/2018 08:59