Papa: la Quaresima è un viaggio di ritorno a Dio, un esodo dalla schiavitù alla libertà
Nel mercoledì delle Ceneri Francesco ricorda che “il nostro viaggio è un lasciarci prendere per mano. Il Padre che ci chiama a tornare è Colui che esce di casa per venirci a cercare; il Signore che ci guarisce è Colui che si è lasciato ferire in croce; lo Spirito che ci fa cambiare vita è Colui che soffia con forza e dolcezza sulla nostra polvere”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La Quaresima è “un viaggio di ritorno a Dio”, un “esodo dalla schiavitù alla libertà”, un “lasciarci riconciliare con Dio”, “non è una raccolta di fioretti”, ma procedere nel cammino verso Dio avendo come guida ciò che ci ha detto Gesù, riconoscendo che abbiamo necessità di misericordia. All’inizio della Quaresima papa Francesco ha ricordato che “siamo polvere e in polvere torneremo. Ma su questa nostra polvere Dio ha soffiato il suo Spirito di vita. Allora non possiamo vivere inseguendo la polvere, andando dietro a cose che oggi ci sono e domani svaniscono”.
E’ il giorno delle Ceneri, rito che, a causa della pandemia, si è celebrato all’altare della Cattedra della basilica di san Pietro e non, come tradizione, in quella di santa Sabina.
Francesco, al quale le Ceneri sono state imposte dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro, all’omelia ha ammonito: “Quante volte, indaffarati o indifferenti, abbiamo detto: ‘Signore, verrò da Te dopo… Oggi non posso, ma domani forse comincerò a pregare e a fare qualcosa per gli altri’. Ora Dio fa appello al nostro cuore. Nella vita avremo sempre cose da fare e scuse da presentare, ma ora è tempo di ritornare a Dio. Ritornate a me, dice, con tutto il cuore. La Quaresima è un viaggio che coinvolge tutta la nostra vita, tutto noi stessi. È il tempo per verificare le strade che stiamo percorrendo, per ritrovare la via che ci riporta a casa, per riscoprire il legame fondamentale con Dio, da cui tutto dipende. La Quaresima non è una raccolta di fioretti, è discernere dove è orientato il cuore. Proviamo a chiederci: dove mi porta il navigatore della mia vita, verso Dio o verso il mio io? Vivo per piacere al Signore, o per essere notato, lodato, preferito, al primo posto e così via? Ho un cuore ‘ballerino’, che fa un passo avanti e uno indietro, ama un po’ il Signore e un po’ il mondo, oppure un cuore saldo in Dio? Sto bene con le mie ipocrisie, o lotto per liberare il cuore dalle doppiezze e dalle falsità che lo incatenano?”.
E’ un viaggio difficile, come lo fu, per gli ebrei, lasciare “le cipolle” dell’Egitto, i “lacci seducenti dei vizi, dalle false sicurezze dei soldi e dell’apparire”. Per camminare bisogna smascherare queste illusioni. Renderci conto che siamo “figli che cadono in continuazione, siamo come bimbi piccoli che provano a camminare ma vanno in terra, e hanno bisogno di essere rialzati ogni volta dal papà. È il perdono del Padre che ci rimette sempre in piedi: il perdono di Dio, la Confessione, è il primo passo del nostro viaggio di ritorno. E, a braccio, Francesco è tornato a raccomandare ai confessori di essere generosi: “non con la frusta, ma con l’abbraccio”.
Ma, ha ricordato il Papa, “questo nostro viaggio di ritorno a Dio è possibile solo perché c’è stato il suo viaggio di andata verso di noi. Prima che noi andassimo da Lui, Lui è sceso verso di noi. Ci ha preceduti, ci è venuto incontro. Per noi è sceso più in basso di quanto potevamo immaginare: si è fatto peccato, si è fatto morte”.
“Il nostro viaggio, allora, è un lasciarci prendere per mano. Il Padre che ci chiama a tornare è Colui che esce di casa per venirci a cercare; il Signore che ci guarisce è Colui che si è lasciato ferire in croce; lo Spirito che ci fa cambiare vita è Colui che soffia con forza e dolcezza sulla nostra polvere. Ecco allora la supplica dell’Apostolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (v. 20). Lasciatevi riconciliare: il cammino non si basa sulle nostre forze. Nessuno può riconciliarsi con Dio con la propria forza. La conversione del cuore, con i gesti e le pratiche che la esprimono, è possibile solo se parte dal primato dell’azione di Dio. A farci ritornare a Lui non sono le nostre capacità e i nostri meriti da ostentare, ma la sua grazia da accogliere. La salvezza è pura grazia. Gesù ce l’ha detto chiaramente nel Vangelo: a renderci giusti non è la giustizia che pratichiamo davanti agli uomini, ma la relazione sincera con il Padre. L’inizio del ritorno a Dio è riconoscerci bisognosi di Lui, bisognosi di misericordia, bisognosi della sua grazia. Questa è la via giusta, la via dell’umiltà”.
“Oggi abbassiamo il capo per ricevere le ceneri. Finita la Quaresima ci abbasseremo ancora di più per lavare i piedi dei fratelli. La Quaresima è una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. È capire che la salvezza non è una scalata per la gloria, ma un abbassamento per amore. È farci piccoli. In questo cammino, per non perdere la rotta, mettiamoci davanti alla croce di Gesù: è la cattedra silenziosa di Dio. Guardiamo ogni giorno le sue piaghe. Piaghe che lui ha portato in cielo e fa vedere al Padre, in nostra intercessione. In quei fori riconosciamo il nostro vuoto, le nostre mancanze, le ferite del peccato, i colpi che ci hanno fatto male. Eppure proprio lì vediamo che Dio non ci punta il dito contro, ma ci spalanca le mani. Le sue piaghe sono aperte per noi e da quelle piaghe siamo stati guariti (cfr 1 Pt 2,25; Is 53,5). Baciamole e capiremo che proprio lì, nei buchi più dolorosi della vita, Dio ci aspetta con la sua misericordia infinita. Perché lì, dove siamo più vulnerabili, dove ci vergogniamo di più, Lui ci è venuto incontro. E ora ci invita a ritornare a Lui, per ritrovare la gioia di essere amati”.