04/02/2021, 15.54
VATICANO – EAU
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​Papa: fratellanza è la sfida dei nostri tempi, o siamo fratelli o siamo nemici

Alla celebrazione della prima Giornata internazionale della fratellanza umana, istituita dall’Assemblea dell’Onu, con Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb anche il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e altre personalità̀, tra le quali Charles Michel, presidente del Consiglio europeo.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La fratellanza è oggi “la nuova frontiera dell’umanità”. “E’ la sfida dei nostri tempi”. “O siamo fratelli o siamo nemici”. E’ la prima Giornata internazionale della fratellanza umana, istituita dall’Assemblea dell’Onu, che si celebra il 4 febbraio, anniversario del momento nel quale, era il 2019, papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, firmarono ad Abu Dhabi il Documento sulla fratellanza umana per la pace e la convivenza comune.

Celebrazione virtuale, ancora da Abu Dhabi, trasmessa in diretta da Vatican News, con l’assegnazione del primo Premio Zayed ispirato al Documento sulla fratellanza.

C’è il Papa e c’è Al-Tayyeb – massima autorità del mondo sunnita – e ci sono anche il segretario generale dell’Alto comitato per la Fratellanza umana, il giudice Mohamed Mahmoud Abdel Salam – definito da Francesco “l’enfant terrible” di tutto questo progetto - il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e altre personalità̀, tra le quali Charles Michel, presidente del Consiglio europeo.

Papa Francesco, che si è rivolto ad Al-Tayyeb chiamandolo “fratello mio, amico mio, mio compagno di sfide e di rischi nella lotta per la fratellanza”, afferma che l’alternativa alla fratellanza non è l’indifferenza, ma l’inimicizia. “O siamo fratelli – dice - o ci distruggiamo a vicenda. Oggi non c’è tempo per l’indifferenza. Non possiamo lavarcene le mani, con la distanza, con la non-curanza, col disinteresse. O siamo fratelli – consentitemi –, o crolla tutto. È la frontiera. La frontiera sulla quale dobbiamo costruire; è la sfida del nostro secolo, è la sfida dei nostri tempi”.

“Fratellanza – sottolinea - vuol dire mano tesa; fratellanza vuol dire rispetto. Fratellanza vuol dire ascoltare con il cuore aperto. Fratellanza vuol dire fermezza nelle proprie convinzioni. Perché non c’è vera fratellanza se si negoziano le proprie convinzioni. Siamo fratelli, nati da uno stesso Padre. Con culture, tradizioni diverse, ma tutti fratelli. E nel rispetto delle nostre culture e tradizioni diverse, delle nostre cittadinanze diverse, bisogna costruire questa fratellanza. Non negoziandola. È il momento dell’ascolto. È il momento dell’accettazione sincera. È il momento della certezza che un mondo senza fratelli è un mondo di nemici. Voglio sottolinearlo. Non possiamo dire: o fratelli o non fratelli. Diciamolo bene: o fratelli o nemici. Perché la non-curanza è una forma molto sottile d’inimicizia. Non c’è bisogno di una guerra per fare dei nemici. Basta la non-curanza. Basta con questa tecnica – si è trasformata in una tecnica –, basta con questo atteggiamento di guardare dall’altra parte, non curandosi dell’altro, come se non esistesse”.

Francesco si è poi congratulato con i due vincitori del Premio Zayed: il segretario generale dell’Onu, António Guterres, e Latifa Ibn Ziaten, fondatrice di un’associazione per i giovani e la pace.

Ringraziato Guterres “per tutti gli sforzi che compie per la pace. Una pace che si può ottenere solo con un cuore fraterno”, Francesco si è rivolto a Latifa Ibn Ziaten, madre di 5 figli, che ha creato un’associazione nel nome di suo figlio Imad, ucciso a causa di un atto di terrorismo.

Il tuo “siamo tutti fratelli”, le dice Francesco, “è una convinzione plasmata nel dolore, nelle tue piaghe. Hai speso la tua vita per il sorriso, hai speso la tua vita per il non risentimento e, attraverso il dolore di perdere un figlio – solo una madre sa cosa significa perdere un figlio –, attraverso questo dolore hai il coraggio di dire ‘siamo tutti fratelli’ e di seminare parole d’amore. Grazie per la tua testimonianza. E grazie di essere madre di tuo figlio, di tanti ragazzi e ragazze; di essere madre oggi di questa umanità che ti sta ascoltando e che impara da te: o il cammino della fratellanza, o fratelli, o perdiamo tutto. Grazie, grazie!”.

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