23/02/2009, 00.00
VIETNAM
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È morto il card. Paolo Giuseppe Pham Dinh Tung, già arcivescovo di Hanoi

Benedetto XVI in un telegramma ne ricorda il grande coraggio e la generosa fedeltà ed esprime la sua fervente unione con tutti i vescovi del Vietnam.

Hanoi (AsiaNews/ EdA) – Il card. Paolo Giuseppe Pham Dinh Tung, testimone della tormentata storia della Chiesa nel Vietnam, è morto ieri mattina. Lo ha annunciato l’arcivescovado di Hanoi, dove il defunto aveva lavorato dal 1990, prima come amministratore apostolico e poi come arcivescovo. Tutte le chiese della capitale ieri hanno suonato a morto; i funerali si terranno nella cattedrale di Hanoi il 26 febbraio prossimo alle 9. il cardinale aveva 90 anni.

Tristezza per la morte del cadinale, del quale ricorda il “grande coraggio” e la “generosa fedeltà”, sono espressi da Benedetto XVI in un telegramma all’attuale arcivescovi di Hanoi mons. Joseph Ngô Quang Kiêt. Nel messaggio, il Papa esprime la sua “fervente unione nella preghiera con tutti i vescovi del Vietnam, con i fedeli dell’arcidiocesi di Hanoi e di tutto il Paese, così come con la famiglia del defunto e le persone colpite da questo lutto”.
 
Benedetto XVI ricorda “questo pastore eminente, che ha servito la Chiesa in circostanze difficili con un grande coraggio ed una generosa fedeltà alla sede di Pietro, dedicandosi senza risparmiarsi per l’annuncio del Vangelo".

La vita del defunto porporato percorre la parabola di tutta la Chiesa vietnamita, le sue speranze, la guerra, la persecuzione e gli spiragli di apertura.

Era originario della parrocchia di Quang Nao, nella diocesi di Phat Diem, provincia di Ninh Binh, dove è nato il 20 maggio del 1919, da una famiglia cristiana da generazioni. Dopo ottimi studi primari, un sacerdote vietnamita lo conduce ad Hanoi per continuare gli studi. Nel 1940 è nel seminario maggiore di Saint Sulpice di Hanoi, dove studia filosofia e teologia.

Nel’agosto del ’45 scoppia ad Hanoi la rivoluzione, che porta alla fondazione della Repubblica democratica del Vietnam. Il seminario è costretto a chiudere e riapre dopo 3 anni, in forma ridotta. Pahm Dinh Tung riprende lo studio partecipando alle lezioni che si tengono presso i redentorista di Thai Ha, la cui parrocchia è divenuta famosa in tutto il mondo in questi mesi per la loro resistenza agli espropri illegali del governo.

È ordinato sacerdote nel 1949 nella cattedrale di Hanoi e viene inviato nell’orfanotrofio di santa teresa, diretto allora da p. Paul Seitz, futuro vescovo di Kontum. Nel ’50 è nella parrocchia di Ham Long ad Hanoi, dove fonda un centro di accoglienza per i migranti che sfuggono la guerra, rifugiandosi nella capitale.

Nel ’54 si produce la divisione del Vietnam fra sud e nord. Il governo comunista si installa a Hanoi, mentre molti sacerdoti e fedeli cattolici, atterriti dalla persecuzione già diffusa, fuggono verso il sud. Il p. Paolo Pham Dinh Tung rimane ad Hanoi. Nel ’55 dirige il seminario minore di San Giovanni, che, malgrado i tempi, accoglie fino a 200 seminaristi provenienti da tutte le diocesi del nord.

Nel 1960 egli difende la libertà e l’autonomia del seminario, rifiutando le istruzioni del governo che vogliono obbligare anche i seminaristi all’indottrinamento politico. Per questo è costretto a chiudere la casa di formazione.

Nel ’63, la Santa Sede lo nomina vescovo di Bach Ninh. Il suo motto è “io credo nell’amore di Dio”. In questo periodo egli deve affrontare tutti i problemi legati alla guerra, le sue distruzioni, l’impoverimento della popolazione e la persecuzione continua delle autorità. Con discrezione, egli riapre in segreto un seminario, ordina dei sacerdoti e fonda una congregazione femminile. Nel 1990 la sede di Hanoi era vacante e la Santa Sede gli affida l’incarico di amministratore apostolico. Solo 4 anni dopo, a causa dei freni del governo, egli viene nominato arcivescovo della diocesi.  Mesi dopo il pontefice lo nomina cardinale.

Nell’arcidiocesi egli è pure responsabile del seminario (1999-2003), oltre che amministratore apostolico della diocesi di Lang Son, al confine con la Cina dove la persecuzione anche fisica è ancora forte. Dal 1995 al 2001 è anche presidente della Conferenza episcopale vietnamita. In quanto superiore del seminario, egli cerca in tutti i modi un dialogo col governo per assicurare la libertà al seminario nell’accogliere vocazioni, cercando anche la via perché i sacerdoti ordinati in modo clandestino possano esercitare il loro ministero in pubblico. Si è pure molto impegnato per far crescere i dialoghi fra Santa Sede e Vietnam. Allo stesso tempo, è stato fra i primi a far leggere nella capitale la protesta contro l’esproprio degli edifici dell’antica nunziatura vaticana da parte del governo della città.

La Santa Sede ha accettato le sue dimissioni solo quando egli aveva 84 anni, nominando il suo successore nel vescovo mons. Giuseppe Ngô Quang Kiêt, che le autorità comuniste di Hanoi vorrebbero  cacciare. Nel marzo 2006 si è ammalato in modo grave, pur continuando a ricevere visite e prendersi cura dei problemi della Chiesa e della società vietnamita.

 

 

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