Zhejiang, aumentano le tasse e la popolazione scende in piazza
A Huzhou, considerata la capitale mondiale dell’abbigliamento per bambini, migliaia di persone sono scese in piazza contro un aumento fiscale: insieme imprenditori e operai, che hanno attaccato edifici governativi e auto della polizia. Almeno 28 arresti.
Huzhou (AsiaNews) – Le proteste sociali continuano a scuotere la Cina. Nonostante le promesse del governo e i proclami del primo ministro Wen Jiabao, la pressione fiscale e le requisizioni forzate continuano a esasperare la popolazione. Nell’ultimo caso, avvenuto ieri, centinaia di proprietari di piccole fabbriche e i loro lavoratori sono insorti a Huzhou, nel Zhejiang, distruggendo strutture pubbliche, rovesciando e incendiando veicoli, per protestare contro un aumento delle imposte locali.
Il Zhejiang, considerata la nuova “provincia dorata” per l’economia del Paese, non è spesso teatro di proteste popolari. Anche se nel Paese sono oltre 100mila ogni anno, le sollevazioni contro il governo avvengono il più delle volte nelle aree rurali interne. Huzhou, invece, è considerata la capitale mondiale dell'abbigliamento per bambini. Dopo la fuga di molti imprenditori, schiacciati dagli usurai, e il fallimento delle piccole e medie imprese, la protesta è sfociata negli scontri.
Sarebbero 28 gli arrestati dalle forze dell'ordine. Il malcontento però non sarebbe limitato ad Huzhou: l’intera zona è ormai in fibrillazione, in attesa delle paventate manovre di sostegno del governo centrale. L’agenzia di stampa ufficiale del governo, la Xinhua, ha riferito che diversi agenti di polizia e responsabili della gestione della città sono stati feriti quando oltre 100 manifestanti si sono recati presso la sede del governo, scagliando pietre contro gli edifici e distruggendo lampioni e insegne.
Stando a quanto riportato dai media locali, inoltre, la folla di manifestanti avrebbe lasciato gli uffici del governo solo nella notte del 26 ottobre, per riunirsi poi alle prime luci dell'alba di giovedì 27 ottobre: avrebbero nuovamente assaltato il palazzo distruggendo almeno 30 macchine parcheggiate nelle vicinanze e altri edifici pubblici. La rabbia popolare, sostengono i blogger cinesi, dipende da un aumento delle tasse, come nel caso di una fabbrica che ha visto aumentare le imposte sulle macchine da cucire.
Il Zhejiang, considerata la nuova “provincia dorata” per l’economia del Paese, non è spesso teatro di proteste popolari. Anche se nel Paese sono oltre 100mila ogni anno, le sollevazioni contro il governo avvengono il più delle volte nelle aree rurali interne. Huzhou, invece, è considerata la capitale mondiale dell'abbigliamento per bambini. Dopo la fuga di molti imprenditori, schiacciati dagli usurai, e il fallimento delle piccole e medie imprese, la protesta è sfociata negli scontri.
Sarebbero 28 gli arrestati dalle forze dell'ordine. Il malcontento però non sarebbe limitato ad Huzhou: l’intera zona è ormai in fibrillazione, in attesa delle paventate manovre di sostegno del governo centrale. L’agenzia di stampa ufficiale del governo, la Xinhua, ha riferito che diversi agenti di polizia e responsabili della gestione della città sono stati feriti quando oltre 100 manifestanti si sono recati presso la sede del governo, scagliando pietre contro gli edifici e distruggendo lampioni e insegne.
Stando a quanto riportato dai media locali, inoltre, la folla di manifestanti avrebbe lasciato gli uffici del governo solo nella notte del 26 ottobre, per riunirsi poi alle prime luci dell'alba di giovedì 27 ottobre: avrebbero nuovamente assaltato il palazzo distruggendo almeno 30 macchine parcheggiate nelle vicinanze e altri edifici pubblici. La rabbia popolare, sostengono i blogger cinesi, dipende da un aumento delle tasse, come nel caso di una fabbrica che ha visto aumentare le imposte sulle macchine da cucire.
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