10/12/2008, 00.00
FILIPPINE
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Zamboanga: cristiani e musulmani marciano per la pace e i diritti umani

di Santosh Digal
Alla vigilia dei 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani leader religiosi, attivisti e studenti promuovono una preghiera comune. Preghiere interreligiose e fiaccolate ricordano quanti sono morti o scomparsi nella lotta per la democrazia. La Chiesa cattolica chiede maggiore integrità e onestà alla classe dirigente del Paese.

Zamboanga City (AsiaNews) – Nell'occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, che si celebra oggi in tutto il mondo, ieri a Zamboanga City si è tenuta una marcia di preghiera promossa da leader cristiani e musulmani.

La manifestazione ha preso il via dalla centrale piazza Pershing e ha registrato l’adesione di numerosi studenti e attivisti. Il percorso, durato due ore, si è concluso con una veglia di preghiera guidata dal pastore Vicente Climaco, della Trinity Episcopal Church.

Durante la marcia gli organizzatori hanno esposto numerose fotografie di attivisti filippini, scomparsi o assassinati in modo brutale negli ultimi anni. Per ricordare il loro sacrificio alla causa della libertà e dei diritti umani nel Paese, i manifestanti hanno acceso delle candele e hanno pregato di fronte ai loro ritratti.

Attivisti per i diritti umani denunciano i numerosi casi di omicidi politici nelle Filippine, dei quali sarebbe responsabile in prima persona il governo della presidente Gloria Macapagal-Arroyo. Secondo gli ultimi dati, dall’ascesa al potere della Arroyo nel 2001 vi sono stati 977 omicidi extragiudiziali e 201 casi di sparizioni forzate: della sorte dei “desaparecidos” non si è saputo più nulla.

Dura la presa di posizione della Chiesa cattolica filippina, secondo la quale la situazione sui diritti umani nel Paese è fonte di “vergogna e imbarazzo”. In un comunicato stampa diffuso alla vigilia del 10 dicembre, il presidente dei vescovi mons. Angel Lagdameo parla di “innumerevoli casi di violazione dei diritti umani”. “Ci vergogniamo – sottolinea l’arcivescovo di Jaro – e speriamo che non sia del tutto vero che il nostro Paese è il più corrotto dell’Asia e il secondo al mondo. Questo accade perché vi sono casi di violazione dei diritti umani a diversi livelli”. Il prelato invita i fedeli a “non perdere la speranza” in vista delle elezioni presidenziali del 2010, augurandosi che il Paese sappia scegliere persone “integre”, consapevoli degli “errori del passato” e pronte “ad affrontare il futuro con rinnovata speranza”.

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