Yukiya Amano, giapponese, è il nuovo direttore della IAEA
Tokyo (AsiaNews) - Yukiya Amano, 62 anni ambasciatore del Giappone presso la Missione Permanente delle organizzazioni internazionali a Vienna, è stato scelto come capo dell’agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA, International Atomic Energy Agency). Con ogni probabilità, l’annuncio ufficiale sarà dato domani. Amano succederà all’attuale direttore, l’egiziano ElBaradei, il cui mandato termina nel dicembre prossimo.
Benché la carica diventi effettiva in settembre, dopo l’approvazione dell’Assemblea Generale dell’IAEA (146 membri), la nomina è ormai virtualmente certa. La candidatura del giapponese è ritenuta singolare e significativa: singolare perché Amano è il primo asiatico chiamato a coprire la prestigiosa carica e perché proviene dall’unica nazione vittima della conflagrazione atomica (agosto 1945, il 6 a Hiroshima e il 9 a Nagasaki); significativa perché egli sembra l’uomo che può far compiere una svolta decisiva all’organizzazione.
Il controllore dell’atomo
L’IAEA, pur non essendo un’organizzazione politica, ha una notevole importanza geopolitica. A livello di immagine popolare la sua funzione è quella di impedire che nazioni problematiche - come la Corea del Nord, l’Iran e la Siria - sviluppino tecniche nucleari per fini militari. Negli ultimi 8 anni l’immagine di ElBaradei, pellegrino per il mondo a controllare gli stabilimenti nucleari, ha favorito questa visione unilaterale.
In realtà il primo scopo dell’IAEA è quello di promuovere l’uso pacifico dell’energia nucleare, finalità, oggi, più attuale che mai. Tutti sanno che a certe condizioni, le turbine termonucleari sono fonti di energia pulita. Amano, prescindendo anche da altre qualità personali, per il semplice motivo di essere giapponese, si è trovato in una posizione eccellente per ottenere la candidatura. Il Giappone possiede stabilimenti nucleari dislocati in parecchie zone della nazione. Il fatto che l’arcipelago sul quale si estende è soggetto a frequenti scosse telluriche, ha costretto i suoi scienziati a sviluppare efficaci tecniche di prevenzione.
Il Paese del Sol levante è all’avanguardia anche nella prevenzione dell’uso militare dell’energia nucleare. Da sempre il Giappone è paladino del disarmo nucleare. Già 40 anni fa il governo di Tokyo ha fatto approvare il principio dei cosiddetti “tre no”: no alla produzione, no all’acquisto e no alla presenza di armi nucleari sul suo territorio
Una personalità in risposta ai segni dei tempi
La qualifica di “politico” è estranea alla carriera di Amano, come lo è alla natura dell’organizzazione internazionale che è chiamato a dirigere. La sua personalità pubblica si è forgiata nel terreno di coltura della burocrazia e della diplomazia.
Nel 1972, tre anni dopo essersi laureato nella prestigiosa Tokyo University, è stato assunto nel ministero degli esteri: qui ha salito tutti i gradini della carriera nel settore del disarmo e della non-proliferazione nucleare fino a occupare il posto di direttore generale del dipartimento del disarmo(2004). Parallelamente al servizio burocratico, egli ha svolto attività diplomatica, come inviato dal governo giapponese in Laos, a Washington e a Bruxelles.
Nel 2005 è stato inviato a Vienna come ambasciatore del Giappone presso le organizzazioni internazionali e nello stesso anno l’Assemblea Generale dell’ IAEA lo ha scelto per il posto di direttore del gruppo dirigente (Board of Governors), la carica più alta dopo quella di direttore generale, allora coperta da ElBaradei.
Amano parla speditamente inglese e francese, le due lingue straniere più utili per un direttore dell’agenzia internazionale per l’energia atomica
Una candidatura laboriosa
Nonostante le alte qualità, ampiamente riconosciute nell’ambiente dell’IAEA, l’elezione del nuovo governatore generale ha impiegato più di cinque mesi perché uno dei candidati ottenesse il quorum dei due terzi. Alla fine c’e’ stato lo spareggio tra Amano e Abdul Samad Minty, rappresentante del Sud Africa: 23 voti al giapponese e 11 al sudafricano.
La laboriosità del processo di elezione non è dipesa dallo spirito di competizione dei due concorrenti: Minty (70 anni) per competenza, moralità e esperienza internazionale non ha niente da invidiare al candidato vincente.
Questa volta il motivo è stato squisitamente politico: Amano era sostenuto dai governi del “gruppo occidentale”, Stati Uniti e EU, specialmente; Minty da quelli dei Paesi in via di sviluppo, influenzati dagli arabi; i primi sono preoccupati per la minaccia della proliferazione degli armamenti nucleari (Corea del Nord, Iran e Siria); i secondi dal timore di vedere sbarrata la strada di accesso al nucleare come fonte di energia.
La situazione si è sbloccata quando il cosidetto “gruppo dei 70” (un gruppo di paesi in via di sviluppo ma non allineati, formatosi in seno all’ONU)) ha votato in favore di Amano.
Processo di globalizzazione felicemente risolto
Ad elezione avvenuta, Abdul Samad Minty, a nome suo e del governo del Sud Africa, ha inviato un nobile messaggio a Yakiya Amano. In esso si legge: “Mi congratulo con lei, ambasciatore Amano, per essere stato eletto come il prossimo direttore dell’IAEA e vi auguriamo tutta la forza necessaria per svolgere le responsabilità annesse a questa nomina”. E ringraziando i suoi sostenitori scrive: “Mettiamo da parte le nostre differenze, per assicurare che l’Agenzia continui il suo unico e indipendente contributo all’umanità. Come ho detto in precedenti occasioni, la mia nomina non è stata fatta per oppormi ad altri candidati ma è stata presentata perché crediamo fermamente che, data l’esperienza unica del Sud Africa per quanto riguardo il tema nucleare e, in particolare, per la nostra abilità nel costruire consensi in una società diversificata, eravamo convinti di poter offrire un contributo eccezionale alla direzione dell’Agenzia”
Amano, rivolgendosi a tutti i colleghi del “gruppo dirigente” (board of governors) ha detto di “essere molto contento del sostegno ottenuto” ma ha anche affermato con chiarezza che il suo impegno non era condizionato da alcuna tendenza politica o nazionale. “Mi impegnerò al massimo, ha detto, per migliorare il benessere di tutti gli uomini, assicurare uno sviluppo sostenibile attraverso l’uso pacifico dell’energia nucleare e per impedire la proliferazione delle armi nucleari”.
02/07/2015
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