20/03/2025, 11.12
MYANMAR
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Yangon: un nuovo vescovo ausiliare per sostenere la fede anche nel buio

Nella festa di San Giuseppe l'ordinazione episcopale di mons. Raymond Wai Lin Htun presieduta dal card. Charles Maung Bo. Il monito dell'arcivescovo di Yangon contro le divisioni etniche: "Possiamo cedere alla tentazione di trattare gli altri sulla base di identità costruite dall’uomo, quando invece tutti siamo Figli di Dio creati a sua immagine?".

Yangon (AsiaNews) – Nel giorno della solennità di san Giuseppe la Chiesa del Myanmar ha vissuto la gioia dell’ordinazione episcopale del nuovo vescovo ausiliare di Yangon, mons. Raymond Wai Lin Htun, sacerdote di 48 anni nominato da papa Francesco lo scorso 27 dicembre. È stato il card. Charles Maung Bo, l’arcivescovo che andrà ad affiancare nel suo ministero, a presiedere il solenne rito che è diventato un’occasione anche per riflettere sul ministero della Chiesa nel Paese da ormai quattro anni srofondato nel dramma della guerra civile.

Nella sua omelia il card. Bo ha affidato all’intercessione di san Giuseppe le migliaia di persone che come accadde a lui con la Sacra Famiglia oggi in Myanmar sono sfollati interni “e fanno i conti con l’angoscia per i propri figli e figlie che sono stati costretti a scappare dalle loro case, soffrono la fame e sono afflitti dalla disperazione”. Citando il motto del nuovo vescovo - che recita “In quella speranza siamo salvati” (Rm. 8,24) - e i tempi di “crisi e incertezza” che il Paese sta vivendo, l’arcivescovo di Yangon ha invitato mons. Wai Lin Htun a essere “saldo nella fede, come Abramo, che si è fidato delle promesse di Dio anche quando tutto sembrava impossibile”. Ad avere fede “non nelle soluzioni terrene, ma nell’incrollabile provvidenza di Dio, che rimane sovrano anche nelle ore più buie”. “Ricorda alla gente - ha aggiunto il card. Bo – che la giustizia e la pace di Dio prevarranno, anche se ancora non lo possiamo vedere”.

L’arcivescovo di Yangon ha colto infine l’occasione dell’ordinazione del nuovo vescovo ausiliare per invitare ancora una volta il Paese all’unità. “La sola guerra che abbiamo bisogno di combattere – ha detto – è quella contro l’odio e la divisione”. E ha messo in guardia anche i cristiani del Myanmar da questo demone. “Possiamo identificarci anche con noi con un’identità culturale simile a una casta o a tutte le altre identità?  Possiamo cedere alla tentazione di trattare gli altri sulla base di identità che sono costruite dalle mani dell’uomo, quando invece tutti siamo Figli di Dio creati a sua immagine?”.

“In questo tempo di Quaresima – ha concluso il card. Bo – pentiamoci per i nostri cuori divisi. Lasciamo che le discriminazioni basate su identità culturali come le caste e le tribù, muoiano ai piedi della Croce e sia Cristo a regnare nei nostri cuori. Lasciamo risorgere la speranza. Che tutte le nostre ferite siano risanate e possa cominciare anche la guarigione della nostra nazione e del mondo intero”.

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