10/02/2006, 00.00
CINA
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Yahoo responsabile dell'arresto di un altro cyber-dissidente

Il colosso internet americano collabora con le autorità cinesi nella censura di siti "pericolosi" e nella consegna dei dati dei dissidenti di rete. Li Zhi: 8 anni di carcere, accusato dalle autorità di essere un dissidente grazie ai dati forniti da Yahoo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L'organizzazione Reporters sans frontières (Rsf) accusa Yahoo di aver aiutato ancora una volta la Cina ad arrestare un cyber-dissidente.

Il gruppo accusa Yahoo di aver consegnato alle autorità cinesi i dati del dissidente Li Zhi, un abbonato in Cina, che è stato poi arrestato e imprigionato. Il colosso internet americano ha detto di essere all'oscuro del caso e respinge le accuse.

Rsf afferma di aver trovato nuove informazioni e prove sul caso Li, rinchiuso in prigione per aver dibattuto di politica on line.

Li, 35 anni, ex impiegato statale di Dazhou, sta scontando una pena di 8 anni da quando nel 2003 è stato accusato di sovversione, con prove elettroniche fornite da Yahoo alle autorità. " Yahoo collabora con regolarità ed efficienza con la polizia cinese", ha detto l'organizzazione. Già nel settembre scorso Rsf aveva accusato Yahoo di essere la causa dell'arresto di Shi Tao, giornalista di Hong Kong, condannato dalla Cina a10 anni di prigione.

Rsf ha domandato perciò al provider di rendere pubblica la lista di tutti i cyber-dissidenti per i quali il governo ha chiesto informazioni, a partire da 81 personalità per i quali l'organizzazione ha lanciato una campagna di sostegno.

Mary Osako, portavoce di Yahoo, ha detto che da ottobre il servizio di Yahoo nel territorio è gestito dalla compagnia cinese Alibaba. "Quando Yahoo operava in Cina [in modo diretto]  - ha aggiunto - abbiamo sempre informato solo su ciò a cui eravamo obbligati, niente di più". "Siamo stati rigorosi nelle procedure e abbiamo fornito solo dati necessari" continua Osako. "Il governo cinese non è obbligato a dare informazioni al provider sulle motivazioni per cui vengono richiesti certi dati, e nella maggior parte dei casi non ne danno".

In pratica il provider declina ogni responsabilità, rivendicando di aver solo ubbidito alle richieste del governo. Ma i giornalisti di Reporters sans frontières sottolineano che consegnare dati privati  è una violazione dei diritti e che nascondersi dietro l'apparente ubbidienza alle leggi cinesi è un argomento che "fa acqua da tutte le parti".

Le nuove accuse  seguono di poco le denunce di politici americani e gruppi per i diritti umani verso i giganti della tecnologia Google, Microsoft, Cisco e Yahoo, accusati di collaborare con Pechino nella censura di Internet. In un incontro informativo di un comitato per i diritti umani, le quattro compagnie erano accusate di mettere i profitti prima delle norme morali per entrare nel mercato cinese. I quattro si sono piegati a Pechino che vuole la censura di internet per evitare che i cittadini visitino siti di libera informazione definita dalle autorità cinesi "sgradevole".

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