Xinjiang: sulla Fiera Cina-Eurasia, l’ombra dei separatisti musulmani uiguri
All’inaugurazione della prima rassegna, in programma dal primo al 5 settembre a Urumqi, anche il presidente pakistano Zardari. Egli ha assicurato piena collaborazione con Pechino nella lotta all’estremismo islamico. Un pretesto per colpire la minoranza musulmana uiguri. Rafforzati i controlli nei principali scali della Cina.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il vice-premier cinese Li Keqiang ha inaugurato oggi la prima Fiera internazionale Cina-Eurasia, in programma dal primo al 5 settembre a Urumqi, capitale della regione autonoma dello Xinjiang, nell’ovest della Cina. La rassegna intende promuovere e rafforzare la cooperazione economica fra i Paesi dell’Eurasia. Alla cerimonia di apertura erano presenti il presidente pakistano Asif Ali Zardari, l’omologo del Kirghizistan Roza Otunbayeva, il vice-premier dell’Azerbaijan Abid Sharifov e il vice Primo Ministro del Kazakistan Aset Isekeshev. Intanto le autorità di Pechino hanno rafforzato i controlli negli aeroporti dei Paese e il livello di allerta a Urumqi e in tutto lo Xinjiang, nel timore di attentati dei separatisti musulmani uiguri.
Alla vigilia dell’inaugurazione della fiera, i media di Stato cinesi hanno lanciato l’allarme in merito a possibili attacchi di militanti uiguri. Squadre della sicurezza, poliziotti in assetto anti-sommossa e agenti pattugliano le strade della capitale, soprattutto nella parte vecchia dove risiede la minoranza separatista musulmana. Zhu Hailun, leader del Partito comunista cinese a Urumqi ha dichiarato alla Xinhua che “i separatisti, i fondamentalisti e i terroristi stanno tramando per sabotare l’expo”.
Il presidente pakistano Zardari, presente alla fiera per rafforzare i legami economici e commerciali con la Cina, ha promesso che “lavorerà a fondo” con Pechino per combattere il terrorismo. Nelle scorse settimane i vertici cinesi hanno lanciato un monito a Islamabad, colpevole di consentire l’addestramento di terroristi in Pakistan. Secondo Pechino gli “estremisti” rientrano nella terra natale per commettere attentati o fomentare disordini. Ma solo una minima parte della popolazione dello Xinjiang, aggiungono, sosterrebbe la lotta dei separatisi. Gli uiguri, musulmani di lingua turca, sono più vicini per cultura e stile di vita alle popolazioni dell’Asia centrale e alla Turchia, rispetto all’etnia Han che costituisce la maggioranza della popolazione cinese.
In un incontro con Zhang Chunxian, altro leader comunista a Urumqui, Zardari ha ribadito la piena collaborazione del Pakistan, vicino a Pechino nella lotta al terrorismo. Tuttavia, l’impegno nella lotta all’estremismo si trasforma in abusi contro una minoranza già perseguitata. A metà agosto, infatti, il regime cinese con la complicità del governo pakistano ha estradato cinque persone di etnia uigura che erano fuggite dalla Cina e avevano passato il confine con il Pakistan. Fra i cinque, trattati come terroristi, vi erano una donna e due bambini. Le autorità pakistane hanno ammanettato i cinque la mattina del 9 agosto e, dopo averli incappucciati, li ha condotti nell’aeroporto internazionale Benazir Bhutto, per il rimpatrio. Fra i cinque è stata identificata da alcuni dissidenti la donna, Manzokra Mamad, che aveva con sé la figlia minorenne e il figlio adolescente.
Alla vigilia dell’inaugurazione della fiera, i media di Stato cinesi hanno lanciato l’allarme in merito a possibili attacchi di militanti uiguri. Squadre della sicurezza, poliziotti in assetto anti-sommossa e agenti pattugliano le strade della capitale, soprattutto nella parte vecchia dove risiede la minoranza separatista musulmana. Zhu Hailun, leader del Partito comunista cinese a Urumqi ha dichiarato alla Xinhua che “i separatisti, i fondamentalisti e i terroristi stanno tramando per sabotare l’expo”.
Il presidente pakistano Zardari, presente alla fiera per rafforzare i legami economici e commerciali con la Cina, ha promesso che “lavorerà a fondo” con Pechino per combattere il terrorismo. Nelle scorse settimane i vertici cinesi hanno lanciato un monito a Islamabad, colpevole di consentire l’addestramento di terroristi in Pakistan. Secondo Pechino gli “estremisti” rientrano nella terra natale per commettere attentati o fomentare disordini. Ma solo una minima parte della popolazione dello Xinjiang, aggiungono, sosterrebbe la lotta dei separatisi. Gli uiguri, musulmani di lingua turca, sono più vicini per cultura e stile di vita alle popolazioni dell’Asia centrale e alla Turchia, rispetto all’etnia Han che costituisce la maggioranza della popolazione cinese.
In un incontro con Zhang Chunxian, altro leader comunista a Urumqui, Zardari ha ribadito la piena collaborazione del Pakistan, vicino a Pechino nella lotta al terrorismo. Tuttavia, l’impegno nella lotta all’estremismo si trasforma in abusi contro una minoranza già perseguitata. A metà agosto, infatti, il regime cinese con la complicità del governo pakistano ha estradato cinque persone di etnia uigura che erano fuggite dalla Cina e avevano passato il confine con il Pakistan. Fra i cinque, trattati come terroristi, vi erano una donna e due bambini. Le autorità pakistane hanno ammanettato i cinque la mattina del 9 agosto e, dopo averli incappucciati, li ha condotti nell’aeroporto internazionale Benazir Bhutto, per il rimpatrio. Fra i cinque è stata identificata da alcuni dissidenti la donna, Manzokra Mamad, che aveva con sé la figlia minorenne e il figlio adolescente.
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