Xinjiang, scontri fra polizia e civili: almeno 21 vittime
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Un violento scontro fra civili di etnia uighura e poliziotti han, avvenuto nella provincia settentrionale del Xinjiang, ha causato oggi almeno 21 vittime. Secondo fonti locali, le violenze sarebbero in corso da ieri sera a Selibuya, nei pressi di Kashgar, una delle zone più turbolente della provincia abitata in maggioranza dall'etnia uighura, turcofona e musulmana.
Secondo le autorità cinesi, le 6 vittime civili sarebbero sospetti terroristi, ma gruppi legati a Rebiya Kadeer - leader etnica esiliata 3 anni fa dalla Cina per le sue attività indipendentiste e al momento residente in Germania - sostengono che non sia la verità. In ogni caso, non è chiara la dinamica dei fatti.
Secondo la Xinhua, agenzia di stampa del governo comunista, gli incidenti sono cominciati nel pomeriggio a Kashgar, a circa 1200 chilometri dalla capitale Urumqi, quando tre operai hanno scoperto delle persone sospette, presunti terroristi armati di coltelli, che si nascondevano nella casa di un abitante del posto.
Gli operai hanno avvisato i loro superiori ma i sospetti li hanno catturati. Nel frattempo sul luogo è arrivata la polizia. Gli agenti sarebbero stati attaccati dai "terroristi", che hanno ucciso i tre operai che tenevano sequestrati e bruciato la casa all'interno della quale avevano chiuso i poliziotti. Otto i presunti terroristi arrestati.
La provincia dello Xinjiang è da tempo teatro di scontri e tensioni etniche. Dal 2009 è in atto un regime speciale di controllo da parte della polizia e dell'esercito cinese, imposto da Pechino dopo gli scontri nei quali quasi 200 persone persero la vita. In seguito a quelle violenze sono state inflitte centinaia di condanne a pene detentive e decine di condanne a morte.
Le autorità cinesi ritengono che i responsabili delle violenze siano estremisti musulmani, ma gli esuli sostengono che Pechino "esagera" la minaccia del terrorismo islamico per giustificare la repressione contro la popolazione uighura.