Xinjiang, la polizia cinese uccide decine di uiguri
Secondo le autorità, un “gruppo di terroristi” ha dato fuoco alla stazione di polizia di Hotan ed è stato fermato. Diversa la versione del Congresso mondiale degli uiguri: “Protestavano contro le requisizioni forzate delle terre e gli arresti indiscriminati e sono stati massacrati”.
Hotan (AsiaNews) - La polizia cinese ha aperto il fuoco contro un gruppo di manifestanti di etnia uigura che, nella provincia settentrionale dello Xinjiang, protestava contro la requisizione forzata delle proprie terre e gli arresti indiscriminati contro i membri dell’etnia, una delle più temute da Pechino.
Secondo fonti ufficiali, i dimostranti avrebbero appiccato il fuoco alla stazione di polizia di Hotan: negli scontri sarebbero morti 2 manifestanti, 2 “ostaggi” e un poliziotto e ora la situazione sarebbe “sotto controllo”. Per il Congresso mondiale degli uiguri, organizzazione non governativa con sede in Germania, i morti sarebbero almeno 20.
Hou Hanmin, capo dell’Ufficio informazione regionale, ha parlato di “azione terroristica organizzata. I rivoltosi avevano ordigni esplosivi e granate. Prima hanno fatto irruzione nella sede dell'amministrazione locale dell'industria e del commercio e in quella del fisco, che si trovano accanto al commissariato, e hanno ferito due persone. Quando hanno capito che non erano gli obiettivi giusti, hanno attaccato il posto di polizia dal pianoterra al secondo piano dove hanno esposto una bandiera con messaggi separatisti".
Secondo il Congresso, invece, la polizia ha aperto il fuoco sulla gente che partecipava a una protesta pacifica innescando gli scontri. Oltre che delle vittime, il gruppo ha dato notizia di 70 arresti. “Per evitare un'ulteriore destabilizzazione, le autorità cinesi dovrebbe immediatamente porre fine alla repressione sistematica della popolazione uigura”.
Hotan è una città di circa 300mila abitanti, per l’88 % appartenenti a minoranze etniche. Lo Xinjiang è da tempo teatro di tensioni e violenze che il governo di Pechino attribuisce a “gruppi separatisti collegati ad Al Qaeda” che puntano a creare lo stato indipendente del Turkestan orientale. Gli uiguri, nativi della regione di fede musulmana e di lingua turcofona, costituiscono meno della metà della popolazione, dopo decadi di immigrazione da altre aree della Repubblica popolare.
Negli ultimi anni si sono fatte sempre più frequenti le proteste contro le restrizioni imposte dalle autorità centrali alla minoranza. Nel luglio del 2009 la capitale dello Xinjiang, Urumqi, fu scossa da un’ondata di violenza che provocò quasi 200 morti. Da allora nove persone sono state messe a morte per aver istigato la rivolta, centinaia sono state arrestate e processate.
Secondo fonti ufficiali, i dimostranti avrebbero appiccato il fuoco alla stazione di polizia di Hotan: negli scontri sarebbero morti 2 manifestanti, 2 “ostaggi” e un poliziotto e ora la situazione sarebbe “sotto controllo”. Per il Congresso mondiale degli uiguri, organizzazione non governativa con sede in Germania, i morti sarebbero almeno 20.
Hou Hanmin, capo dell’Ufficio informazione regionale, ha parlato di “azione terroristica organizzata. I rivoltosi avevano ordigni esplosivi e granate. Prima hanno fatto irruzione nella sede dell'amministrazione locale dell'industria e del commercio e in quella del fisco, che si trovano accanto al commissariato, e hanno ferito due persone. Quando hanno capito che non erano gli obiettivi giusti, hanno attaccato il posto di polizia dal pianoterra al secondo piano dove hanno esposto una bandiera con messaggi separatisti".
Secondo il Congresso, invece, la polizia ha aperto il fuoco sulla gente che partecipava a una protesta pacifica innescando gli scontri. Oltre che delle vittime, il gruppo ha dato notizia di 70 arresti. “Per evitare un'ulteriore destabilizzazione, le autorità cinesi dovrebbe immediatamente porre fine alla repressione sistematica della popolazione uigura”.
Hotan è una città di circa 300mila abitanti, per l’88 % appartenenti a minoranze etniche. Lo Xinjiang è da tempo teatro di tensioni e violenze che il governo di Pechino attribuisce a “gruppi separatisti collegati ad Al Qaeda” che puntano a creare lo stato indipendente del Turkestan orientale. Gli uiguri, nativi della regione di fede musulmana e di lingua turcofona, costituiscono meno della metà della popolazione, dopo decadi di immigrazione da altre aree della Repubblica popolare.
Negli ultimi anni si sono fatte sempre più frequenti le proteste contro le restrizioni imposte dalle autorità centrali alla minoranza. Nel luglio del 2009 la capitale dello Xinjiang, Urumqi, fu scossa da un’ondata di violenza che provocò quasi 200 morti. Da allora nove persone sono state messe a morte per aver istigato la rivolta, centinaia sono state arrestate e processate.
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