Xinjang, società legata al Partito per 'certificare' l'assenza del lavoro forzato
Una copia del documento (mai diffuso ufficialmente per intero) fatta arrivare a un ong conferma l'inattendibilità dell'audit che nel dicembre scorso avrebbe dovuto scagionare la Volkswagen dalle accuse sullo sfruttamento degli uiguri. L'accusa di China Brief: "Si sono avvalsi di uno studio legale inesperto e di metodologie non in grado di verificare le reali condizioni".
Milano (AsiaNews/Agenzie) - La Volkswagen avrebbe fatto ricorso a una società di consulenza legale cinese ligia alla propaganda patriottica del Partito per redigere il discusso audit che nel dicembre scorso avrebbe dovuto scagionare il contestato stabilimento automobilismo di Urumqi dall’accusa di utilizzare il lavoro forzato degli uiguri, la minoranza musulmana al centro delle accuse sulle violazioni dei diritti umani da parte di Pechino nello Xinjiang. E anche nelle stesse modalità di esecuzione l’indagine conterrebbe vizi sostanziali, come per esempio l’utilizzo di interviste videoregistrate e controllabili in streaming da remoto, sistemi che in un contesto come quello della Repubblica popolare cinese non tutelano la riservatezza e dunque la possibilità di esprimersi liberamente.
A lanciare la denuncia è un’analisi condotta da Adrian Zenz, direttore dei China Studies alla Victims of Communism Memorial Foundation di Washington e pubblicata da China Brief, la newsletter sulla Cina della Jamestown Foundation. Lo studio si basa su un rapporto del dicembre scorso che Volskwagen non ha mai pubblicato, limitandosi a diffonderne le conclusioni, secondo cui l’indagine avrebbe verificato l’applicazione dello standard di responsabilità sociale SA8000 e quelli dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e sarebbe stato condotto da un'azienda con esperienza nella conduzione di audit sociali. Una copia del testo originale - che sarebbe stato materialmente realizzato da Liangma Law, una società di consulenza di Shenzhen - è stata recapitata anonimamente alla sede di Washington della ong Campaign for Uyghurs. Analizzato da Zenz, questo testo conferma i seri dubbi sull’attendibilità di queste dichiarazioni.
Fondato nel 2013, lo stabilimento della Volkswagen nello Xinjiang a fine 2023 impiegava 197 dipendenti, 47 dei quali appartenenti a “minoranze etniche”. In passato, inoltre, vi sono state denunce specifiche sull’utilizzo di “squadre di lavoratori uiguri” nella costruzione di una pista di prova delle auto nell’area di Turpan da parte della China Railway Engineering Corporation. Di qui l’importanza del tema del controllo sulle catene di approvvigionamento, anche alla luce del regolamento approvato dal Parlamento europeo nell’aprile scorso che vieta la vendita nell’Unione europea di prodotti frutto di lavoro forzato.
Secondo quanto pubblicato da China Brief l’audit non rispetterebbe affatto i criteri della certificazione SA8000. La società Liangma di figure con nessuna esperienza in questo campo: due suoi avvocati cinesi e un veterano dell’esercito britannico che ha nel suo curriculum la gestione di un pub a Suzhou, ma ben poco sul tema della responsabilità sociale di impresa. Inoltre nel rapporto mancherebbero del tutto risposte a domande giudicate essenziali come: i lavoratori hanno la possibilità di interrompere liberamente il rapporto di lavoro? I loro documenti di identità vengono trattenuti? I lavoratori sono costretti a sostenere spese o costi di lavoro? Il luogo di lavoro o gli enti che forniscono la manodopera praticano o sostengono la tratta di esseri umani?
“La Volkswagen - si legge nelle conclusioni di China Brief - si è avvalsa di uno studio legale inesperto e poco conosciuto della Repubblica popolare cinese e di un collaboratore occidentale comunque non esperto di audit sociali o di SA8000, per eseguire un rapporto ad alto rischio sulla sua tanto criticata fabbrica a Urumqi. Volkswagen ha poi proceduto a nascondere le loro identità, mettendo invece in primo piano Löning, un'entità tedesca, probabilmente per renderla più presentabile a un pubblico tedesco. L'audit di Liangma - accusa ancora Zenz - non era conforme allo standard che sosteneva di valutare. Le carenze nel metodo e nell'attuazione significano che non è stato in grado di valutare adeguatamente i rischi del lavoro forzato. Diverse affermazioni fatte rispetto a questo audit sono dunque fuorvianti o false”.
Foto: Wikimedia / N509FZ
23/07/2020 08:57
26/11/2021 13:06