Xi Jinping a Mosca per “bilanciare” il peso americano in Asia
Pechino (AsiaNews) - Il primo impegno internazionale di Xi Jinping, leader della "Quinta generazione" appena arrivata al potere in Cina, punta a cambiare in maniera radicale la politica estera del Paese. Il presidente cinese, "incoronato" in maniera ufficiale alla guida del Paese dall'ultima sessione dell'Assemblea nazionale del popolo, parte infatti domani per una visita di Stato in Russia. Subito dopo sarà in Africa: Tanzania, Sud Africa e Repubblica democratica del Congo. Infine, parteciperà al summit del Brics che si terrà a Durban il 26 e il 27 marzo.
Nel corso dei suoi tre giorni di visita in Russia, Xi vuole siglare un accordo energetico. Cheng Guoping, vice ministro degli Esteri, ha spiegato che il presidente intende firmare un contratto per lo sfruttamento di un gasdotto russo. Nel 2012, Pechino ha importato 42,5 miliardi di metri cubici di gas naturale, un aumento di un terzo rispetto all'anno precedente. Il nuovo gasdotto potrebbe portare 68 miliardi di metri cubici di gas all'anno, fondamentali per mantenere ad alti livelli la produzione industriale cinese.
Li Lifan, vice direttore del Centro per gli Studi russi e dell'Asia centrale presso l'Accademia delle scienze sociali di Shanghai, spiega: "La cooperazione energetica è il gioiello della corona nella cooperazione fra Russia e Cina. La fiducia reciproca che nasce da questo settore potrà in poco tempo arrivare ad altri campi importanti". Dello stesso avviso anche Cheng, che sottolinea: "Vogliamo parlare di energia, investimenti e altri progetti di spessore. Ci aspettiamo passi avanti in questi campi strategici".
In un'intervista concessa all'agenzia ufficiale Xinhua, lo stesso Xi Jinping ha tratteggiato i progetti futuri della Cina nel campo della politica estera: "Pechino e Mosca dovrebbero rafforzare la coordinazione negli affari internazionali e regionali per salvaguardare la pace, la sicurezza e la stabilità dell'area".
Oltre alle agende ufficiali, anche le nomine avallate dal nuovo governo dimostrano un cambio di rotta della diplomazia ufficiale. Yang Jiechi, ex ambasciatore a Washington, è stato nominato Consigliere di Stato con delega per gli Affari esteri: da tempo, e in maniera molto chiara, sostiene che gli Stati Uniti debbano "stare lontani" dagli affari asiatici (come la disputa del Mar Cinese meridionale). Il nuovo ministro degli Esteri è invece Wang Yi, diplomatico di mestiere che conosce molto bene il Giappone e avrà l'incarico di ricucire i rapporti fra Pechino e Tokyo.
Un problema per il presidente potrebbe venire dai "giovani arrabbiati", un movimento giovanile di ultra-nazionalisti che il Partito usa durante le tensioni con il Giappone ma che teme nei periodi di calma relativa. Dopo l'annuncio della visita a Mosca, infatti, quasi 2mila commenti hanno invaso il microblog dell'ambasciata russa per chiedere la "restituzione delle terre cinesi" cedute nel 19mo secolo con una serie di trattati oggi considerati ingiusti.
Secondo la maggior parte di questi commenti, si tratta di 1,5 milioni di metri quadrati di terreno - quasi tutti nel nord della Cina - che l'Impero Russo zarista avrebbe "rubato" usando indebite pressioni sull'allora governo imperiale. I cybernauti accusano infine Mosca di aver "sovrinteso" all'indipendenza della Mongolia, avvenuta nel 1921 ai danni proprio di Pechino.