Xi Jinping, il Partito comunista cinese si auto-assolve
di Bernardo Cervellera
Il Pcc si riafferma “garanzia” per lo sviluppo del Paese. Nessun accenno ai problemi sociali: divario fra ricchi e poveri; corruzione; inquinamento. La promozione di Xi Jinping e l’espulsione di Kang Rixin. Il destino dei “principini” nel futuro della Cina e la sconfitta di Hu Jintao e Wen Jiabao. Nessuna riforma politica.
Roma (AsiaNews) - Il plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc) si è concluso ieri sera con una grande auto-assoluzione. Dopo quattro giorni di riti e incontri a porte chiuse, il lungo comunicato sui lavori benedice ed esalta l’impegno del Partito nell’affrontare la situazione di crisi economica mondiale, le situazioni di difficoltà all’interno (terremoti, inondazioni,…) e riafferma la leadership del Pcc come “la fondamentale garanzia per raggiungere gli scopi dello sviluppo economico e sociale”.
Nel terso (e vuoto) comunicato finale si esalta come un unico processo ascendente il “socialismo con caratteristiche cinesi”, le modernizzazioni di Deng, le “tre rappresentanze” di Jiang Zemin; lo “sguardo scientifico” di Hu Jintao.
Nessun accenno invece alle contraddizioni emerse dalle modernizzazioni: divario crescente fra ricchi e poveri; sfruttamento della manodopera a basso costo proveniente dalle campagne; rivolte sociali contro le ingiustizie, i sequestri e la corruzione.
Secondo l’Ufficio nazionale di statistiche, dall’inizio delle modernizzazioni, il divario fra ricchi e poveri, fra città e campagna è cresciuto di continuo. Nel 2009 nelle città il reddito medio annuo è stato di 17.175 yuan (circa 1859 euro); più di tre volte quello delle campagne, che è stato di 5153 yuan (circa 557 euro). La proporzione fra città e campagna nel 2009 è di 3,33 a 1; nel 1979, all’inizio delle modernizzazioni, la proporzione era di 2,5 a 1.
Tutto questo ha portato – secondo un’inchiesta dell’Accademia delle Scienze sociali – a un furioso “odio verso i ricchi”, che alimenta la tensioni sociali. Con l’aggiunta dell’inquinamento, i sequestri, le corruzioni dei membri del Partito, anche le rivolte sono cresciute. Nel 1993, all’inizio dell’accelerazione delle riforme economiche, si contano 8 mila “incidenti di massa”; da alcuni anni la cifra è di circa 100 mila all'anno.
Per tutta risposta, oltre all’osanna per tutte le cose buone fatte dal Partito, il Comitato centrale ha dichiarato ieri di aver espulso dal suo interno Kang Rixin, ex amministratore generale della China National Nuclear Corporation, l’agenzia nazionale per l’energia nucleare. Kang è stato accusato lo scorso anno di aver intascato mazzette per diversi milioni di dollari per favori e contratti con ditte francesi e del sud-est asiatico.
La corruzione all’interno del partito è una cancrena che non si riesce a tagliare. Il premier Wen Jiabao ha messo in guardia molte volte che essa fa rischiare la sopravvivenza alla leadership del Pcc.
Quasi a mostrare la novità nel campo della lotta alla corruzione, il Comitato centrale ha deciso di elevare Xi Jinping al ruolo di vice-presidente della Commissione militare centrale, spianando con ogni probabilità la sua strada a divenire il successore di Hu Jintao come segretario generale e presidente dopo il 2012.
Xi Jinping ha la stessa età di Kang Rixin; si è laureato alla stessa università, la Qinghua; ma si è contraddistinto nel 2007 per la lotta alla corruzione a Shanghai, andando a sostituire come segretario del Pcc, Chen Liangyu , condannato a 18 anni di carcere per la sottrazione di miliardi di yuan di fondi pensionistici pubblici e per abuso di potere.
Xi, figlio di Xi Zhongxun, grande amico di Deng Xiaoping, fa parte dei cosiddetti “principini”, cioè i figli dei grandi del Partito, la cui ascesa sociale dipende molto dal nepotismo. Egli dovrebbe essere il volto nuovo della quinta generazione della leadership, l’uomo che dovrebbe far sperare nella fine della corruzione all’interno del Pcc.
Purtroppo il problema della corruzione è vastissimo e il cambio di un uomo non è sufficiente. Secondo il prof. Wang Xiaolu, dell’Istituto nazionale di economia, nel 2008 i guadagni provenienti da giri di corruzione sono 9260 miliardi di yuan (989 miliardi di euro), pari al 30% del Pil nazionale!
Inoltre, è quasi sicuro che siano proprio i “principini” le persone più corrotte del Partito. In ogni caso sono fra i più ricchi. Secondo cifre e statistiche non ufficiali, fra i 3220 ricconi della Cina – con oltre 100 milioni di yuan, pari quasi a 11 milioni di euro - più del 90% fanno parte proprio dei “principini”.
Hu Jintao ha chiesto da anni che essi dichiarino tutte le proprie ricchezze, insieme a quelle dei loro familiari, ma non ha ottenuto nulla. L’elezione di Xi Jinping sembra quasi una sconfitta per Hu.
La conclusione del Comitato centrale segna anche la sconfitta di Wen Jiabao. Nelle scorse settimane egli ha fatto diversi discorsi sulla necessità urgente di fare riforme politiche in Cina e nel partito. Sebbene egli non abbia mai specificato il contenuto di tali riforme, egli ha ribadito che l’assenza di riforme politiche, avrebbe messo in crisi anche i risultati economici. Anche molti dissidenti e Carta 08 affermano che senza riforme democratiche è impossibile estirpare la corruzione.
Purtroppo, nel lungo comunicato del Comitato centrale, si parla solo una volta e quasi en passant di “sforzi vigorosi e costanti per promuovere una ristrutturazione politica”.
In compenso si cita per almeno 34 volte l’impegno a rafforzare e trasformare l’economia, dirigendola sempre più verso il consumo interno. Il futuro è dunque già tratteggiato: il potere politico ed economico in mano al Pcc, cioè ai principini. Essi sanno cosa è buono per il popolo cinese: da massa sacrificata sull’altare della produzione rivolta all’estero, esso diverrà una massa sacrificata alla produzione e al consumo interno. Senza poter dire una parola.
Vedi anche
I liberali, ultima speranza per la Cina
13/02/2012
13/02/2012