14/03/2011, 00.00
CINA
Invia ad un amico

Wen Jiabao: domare la tigre dell’inflazione, ma niente rivoluzione dei gelsomini

Per il premier l’inflazione è il problema più urgente per il Paese. Crescita contenuta al 7%. La Cina non è come la Tunisia e l’Egitto. Sono necessarie “riforme”, ma non si capisce quali.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – “L’inflazione è come una tigre” che occorre domare ed è il problema più urgente per la Cina, ma il Paese non rischia alcuna “rivoluzione dei gelsomini”: è quanto ha detto il premier Wen Jiabao ai giornalisti quest’oggi, nella conferenza stampa alla fine dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp).
 
Wen ha detto che il controllo dell’inflazione è la priorità assoluta per il governo, ed ha assicurato che il governo è “fiducioso che possiamo controllarla in pieno”. All’inizio dell’Anp, lo stesso Wen aveva fatto notare le difficoltà della popolazione legate all’inflazione e aveva promesso un contenimento dell’inflazione al 4%. Ma le cifre anche a febbraio continuano ad essere più alte (4,9%) e sembra che cresceranno nei prossimi mesi.
 
“L’inflazione – ha detto Wen – è come una tigre. Una volta libera, è difficile rimetterla in gabbia”.
Il premier ha dichiarato che per ridurre l’inflazione la Cina ha deciso quest’anno – fino al 2015 - di fermare la crescita al 7% (e non all’8 come aveva detto all’inizio dell’Anp). Ma anche negli anni scorsi la crescita è stata sempre superiore alle previsioni.
 
Wen Jiabao ha tenuto a precisare che la Cina non è come l’Egitto o la Tunisia, dove a causa dell’inflazione e della disoccupazione, vi è stata la cosiddetta “rivoluzione dei gelsomini”, che ha prodotto un cambiamento di regime. “Abbiamo seguito da vicino le turbolenze di alcuni Paesi dell’Africa del Nord e del Medio Oriente”, ha detto, ma “non vi è alcuna analogia fra la Cina e questi Paesi”.
 
In realtà, secondo molti studiosi, i problemi legati alla disoccupazione, alla povertà, alla corruzione avvicinano Pechino a un’alta tensione sociale. Il cosiddetto “coefficiente Gini”, una misura per la stabilità sociale, è giunto in Cina vicino allo 0,5. Lo 0,4 è considerato pericoloso quale segno di possibili rivolte sociali.
 
Wen si è pure soffermato sui problemi causati dallo sviluppo selvaggio e dalla corruzione, che hanno creato una società dove l’abisso fra ricchi e poveri è enorme ed ha detto che occorrono trasformazioni del modello di sviluppo e una riforma del “sistema”, ma non ha precisato quali riforme.
 
Lo scorso agosto Wen Jiabao ha fatto alcuni discorsi sulla necessità di procedere con riforme politiche, pena la distruzione dello sviluppo economico, ma i testi dei suoi discorsi sono stati cancellati dal giornale del partito. Alcuni giorni fa, Wu Bangguo, presidente del comitato permanente dell’Anp, ha escluso per la Cina l’attuazione di riforme democratiche e ha ribadito che si abbandona la supremazia del partito comunista, il Paese rischia di affondare nel caos.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
A breve l'Assemblea nazionale del popolo... Cioè: dei miliardari comunisti
29/02/2012
Per il Congresso del Partito comunista tutto è pronto, tranne le riforme
25/09/2012
Critiche a Wen Jiabao: ai contadini diamo più diritti (e non solo più soldi)
07/03/2006
Wen Jiabao sfida Washington: “Lo yuan resta fermo”
15/03/2010
Wen Jiabao preoccupato per il debito Usa, tranquillo su Cina e Tibet
13/03/2009


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”