Washington, Obama dialoga con Erdogan e frena sull'invio di armi ai ribelli
Washington (AsiaNews/ Agenzie) - L'incontro fra il premier Turco Recep Tayyp Erdogan e il presidente Usa Obama, tenutosi oggi a Washington, conferma la posizione di mediazione tenuta da Obama, che da un lato apre le porte a Mosca e dall'altro mantiene i contatti con Ankara, membro della Nato e principale alleato dell'opposizione anti-Assad. I due leader hanno discusso la necessità di un futuro democratico della Siria, che potrà concretizzarsi solo con la dipartita di Bashar Al-Assad. Obama ha anche rinnovato il suo sostegno politico all'opposizione, ma frena sull'invio di armi invocato dalla Turchia e dai Paesi del Golfo, perché esse potrebbero rafforzare le forze islamiste presenti sul campo.
I colloqui bilaterali fra Stati Uniti e Turchia giungono a pochi giorni dagli incontri fra John Kerry, segretario di Stato Usa e Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo per valorizzare le aperture del governo Assad e ritornare ai sei punti del piano di Kofi Annan del giugno 2012.
Secondo alcuni funzionari vicini allo staff di Obama, il presidente Usa ha mantenuto una posizione cauta anche rispetto alle accuse contro Damasco sull'impiego di armi chimiche, azione che farebbe scattare l'ipotesi di un intervento più deciso di Washignton nella questione siriana. Il Premier turco ha invece manifestato il suo scetticismo sulla buona riuscita della conferenza di pace sponsorizzata da Mosca per convincere Assad e i ribelli a iniziare una riconciliazione.
Intanto, in attesa di concretizzare l'ipotesi di un cessate il fuoco, la Russia ha annunciato che alcune navi da guerra provenienti dall'Oceano Pacifico hanno fatto il loro ingresso nel Mediterraneo e si stanno dirigendo verso Cipro. Questa è la prima volta da decenni che la flotta russa invia natanti nel Mediterraneo. In futuro esse potrebbero essere affiancate da alcuni sottomarini nucleari di stanza nel Mar Nero. La flotta era partita in marzo dal porto di Vladivostok. Al momento non è chiaro quale sia la loro destinazione definitiva. Nei mesi scorsi Mosca aveva annunciato l'intenzione di costruire un nuovo porto militare nel Mediterraneo, per sostituire l'approdo di Tartous in Siria.
A gettare nuove ombre sulle reali intenzioni di Mosca nelle questione siriana vi sono alcune notizie riguardo alla vendita di missili antiaerei al regime di Damasco. La notizia riportata oggi dai principali media occidentali ha turbato l'incontro fra Sergey Lavrov e Ban Ki-moon, Segretario delle Nazioni Unite, a colloquio proprio per discutere il piano di riconciliazione fra governo siriano e ribelli proposta da Russia e Stati Uniti. Alle obiezioni Lavrov ha risposto sostenendo che la vendita è frutto di contratti firmati nel 2007 con il governo Assad. Il materiale fornito sono sistemi di difesa anti-aera e non avvantaggiano in alcun modo l'esercito regolare siriano.