Wang Lihong, una normale cittadina che fa paura a Pechino
La donna è un’attivista per i diritti umani, capace di trasformare la protesta via internet in azioni concrete. Per questo le autorità l’hanno arrestata a marzo e si preparano a processarla per “procurato disturbo”. Attivisti lanciano una raccolta di firme per liberarla.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Wang Lihong è “una persona normale che mobilita gli altri a combattere problemi come la corruzione e la mancanza di giustizia”, “un’organizzatrice dell’azione civica”. Così la definiscono Ai Xiaoming di Guangzhou e altri attivisti per i diritti, che hanno lanciato una raccolta online di firme per la sua liberazione.
Han Yicun, difensore di Wang, spiega che la donna è stata arrestata a Pechino a fine marzo, come altre decine di attivisti e democratici, per paura di proteste stile Rivoluzione dei gelsomini. E’ accusata di “avere provocato disordine”, reato poco definito punito anche con 5 anni di carcere: ha partecipato a una protesta cantando slogan e mostrando cartelli fuori del tribunale di Fuzhou, nell’aprile 2010, a favore di blogger i quali, a loro volta, avevano aiutato una donna analfabeta a insistere presso le autorità per proseguire le indagini sulla morte della figlia.
Renée Xia, direttore del gruppo Chinese Human Rights Defenders, spiega che Wang è ritenuta pericolosa perché capace “di portare le proteste online su una piano concreto sociale e politico, che è proprio quanto temono le autorità”.
Pechino pratica una censura stretta ed effettiva su qualsiasi notizia, persino sui disastri naturali, ma non riesce a impedire che le notizie si propaghino via internet, come anche è successo per il recente disastro ferroviario di Wenzhou.
Lo scorso ottobre Wang ha pure celebrato in modo palese l’assegnazione del premio Nobel per la Pace al democratico cinese Liu Xiaobo, ora detenuto, spiegando ai giornalisti che “ogni persona deve imparare cosa significa essere cittadino, e non diventare subordinato di altri”, “deve conoscere i propri diritti umani e poterli garantire”.
Han Yicun, difensore di Wang, spiega che la donna è stata arrestata a Pechino a fine marzo, come altre decine di attivisti e democratici, per paura di proteste stile Rivoluzione dei gelsomini. E’ accusata di “avere provocato disordine”, reato poco definito punito anche con 5 anni di carcere: ha partecipato a una protesta cantando slogan e mostrando cartelli fuori del tribunale di Fuzhou, nell’aprile 2010, a favore di blogger i quali, a loro volta, avevano aiutato una donna analfabeta a insistere presso le autorità per proseguire le indagini sulla morte della figlia.
Renée Xia, direttore del gruppo Chinese Human Rights Defenders, spiega che Wang è ritenuta pericolosa perché capace “di portare le proteste online su una piano concreto sociale e politico, che è proprio quanto temono le autorità”.
Pechino pratica una censura stretta ed effettiva su qualsiasi notizia, persino sui disastri naturali, ma non riesce a impedire che le notizie si propaghino via internet, come anche è successo per il recente disastro ferroviario di Wenzhou.
Lo scorso ottobre Wang ha pure celebrato in modo palese l’assegnazione del premio Nobel per la Pace al democratico cinese Liu Xiaobo, ora detenuto, spiegando ai giornalisti che “ogni persona deve imparare cosa significa essere cittadino, e non diventare subordinato di altri”, “deve conoscere i propri diritti umani e poterli garantire”.
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