Vulcano Mayon, 14mila gli evacuati. Gli esperti: potrebbe durare mesi
Cresce l'allarme per l'attività eruttiva sulla costa sud-orientale di Luzon. La lava scende lentamente ma in modo consistente: non rappresenta una minaccia immediata, ma i vapori tossici e la caduta di massi mettono a rischio gli abitanti. La diocesi di Legazpi si mobilita per l'assistenza.
Manila (AsiaNews) - Nelle Filippine si sta intensificando l’attività eruttiva del vulcano Mayon e la popolazione evacuata dovrà - segnalano gli esperti - prepararsi per una permanenza prolungata nei centri di accoglienza, forse anche di diversi mesi. Il vulcano, che si trova sulla costa sud-orientale dell’isola di Luzon, nella provincia di Albay, a ridosso della città di Legazpi, è noto per la sua attività spesso intensa.
La lava che scende lentamente ma in modo consistente dalla scorsa settimana dal cono alto 2.462 metri non rappresenta una minaccia immediata, ma i vapori tossici e la caduta di massi mettono a rischio gli abitanti. Sono 14mila finora quelli evacuati entro un raggio di sei chilometri dalla montagna e ospitati in scuole e centri di emergenza. Le autorità hanno già predisposto l’evacuazione di un’area più estesa se l’evoluzione della situazione dovesse richiederlo. Contemporaneamente, però, un gran numero di curiosi affolla i centri di osservazione nonostante il divieto delle autorità
Se i servizi di allerta e di evacuazione sono ormai rodati in un Paese che subisce spesso le forze della natura e ha da tempo imparato a anticiparle dove possibile, per evitare soprattutto danni alle persone, tuttavia le risorse limitate a disposizione per garantire cibo, acqua potabile e altri generi di prima necessità potrebbero non bastare.
Anche per questo la diocesi di Legazpi, che ha già attivato proprie squadre addestrate per l’emergenza, ha avviato una campagna di raccolta di aiuti e di fondi attraverso il suo Centro di azione sociale con la collaborazione delle parrocchie locali.
Il vulcano Mayon è uno dei 24 attivi nelle Filippine. Negli ultimi quattro secoli ha registrato una cinquantina di eruzioni importanti, la più distruttiva nel 1814 provocò 1.200 morti. Il cono perfetto costituisce la principale attrazione turistica dell’area a predominante vocazione agricola, ma la sua instabilità continua a rendere precaria l’esistenza degli abitanti sulle pendici inferiori e a volte, come in questo caso, anche a minacciare con emissioni ceneri e di gas tossici un’area che comprende anche i centri abitati a distanza maggiore.
L’eruzione più devastante e dagli effetti più persistenti nell’arcipelago filippino, la più grave in assoluto al mondo nel secolo scorso, è stata quella del Pinatubo poco a nord di Manila, presso la città di Angeles, il 15 luglio 1991. Anticipata per mesi da eventi tellurici e emissione di enormi colonne di vapore e ceneri, l’esplosione finale della cupola vulcanica sollevò una nube alta 40 chilometri che nelle ore successive depositò su un’area di migliaia di chilometri quadrati una coltre di cenere alta fino a 200 metri che, insieme alla massa di cenere e fango scesa dalle pendici sotto piogge torrenziali si solidificò ricoprendo campi e villaggi. L’intero aspetto della regione cambiò e se l’evacuazione spostò 250mila abitanti, in parte mai rientrati, almeno due milioni di filippini subirono le conseguenze dell’evento, mentre quelle sul clima mondiale furono rilevanti per anni. I morti furono 847, in maggioranza sepolti dal crollo dei tetti che avevano ceduto sotto il peso dalla cenere mischiata a acqua.
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