Vittime dello tsunami fanno causa al governo thailandese
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - Le vittime dello tsunami chiedono giustizia. Un gruppo di tedeschi e austriaci sopravvissuti alla tragedia del 26 dicembre ha citato in giudizio il governo della Thailandia, un istituto di previsioni metereologiche americane e una catena di alberghi francesi; tutti e tre gli accusati sarebbero responsabili di non aver gestito in modo adeguato l’emergenza. La causa verrà depositata al tribunale distrettuale di New York questa settimana. Le parti citate sono: la catena alberghiera Accor (dove alloggiavano le vittime), le autorità thailandesi e il National Oceanic Atmospheric Administration di Washington. Quest’ultimo è accusato di non aver allertato i Paesi dell’Oceano Indiano subito dopo aver registrato il terremoto. L’istituto meteorologico ha una sede nelle Hawaii, responsabile solo per il Pacifico. Secondo i querelanti con un intervento pronto e congiunto si sarebbero evitate molte morti.
Il numero delle vittime nel sudest asiatico è arrivato a 287.993. Tra i cadaveri e le macerie, però, la speranza sembra ancora resistere. Due famiglie in Indonesia e Sri Lanka, i Paesi più colpiti, hanno ritrovato i propri figli. Ieri, Iwan Nafis, 10 anni, è stato riconsegnato alla famiglia a Banda Aceh. Il bambino per lo shock non ricordava più dove abitava. Gli operatori sociali che lo avevano in custodia lo hanno portato in giro in macchina per la città finché il piccolo non ha riconosciuto la strada di casa.
In Sri Lanka un neonato di 4 mesi è sopravvissuto alla catastrofe e dopo il test del DNA i genitori lo hanno potuto riabbracciare ieri. Il bambino era conosciuto come “Baby 81”, perché era l’81esimo ricoverato all’ospedale di Kalmunai a dicembre.
Riportiamo di seguito, Paese per paese, il bilancio di morti e dispersi nello tsunami: Indonesia: 234.730; Sri Lanka 30.957; India 16.389; Thailandia 5.395; Maldive 82; Malaysia 68; Myanmar 61; Bangladesh 2; Somalia 298; Tanzania 10; Kenya 1.