Violenze e "riconversioni" forzate contro i cristiani tribali di Amravati
Il vescovo della diocesi, mons. Edwin Colaço denuncia ad AsiaNews le minacce di morte e gli ostacoli allo sviluppo da parte dei fondamentalisti indù.
Amravati (AsiaNews) - Rajura, l'unico villaggio cattolico nella diocesi di Amravati, nel Maharashtra centrale, è sotto attacco da parte di fondamentalisti indù. L'unicità di questo villaggio è che gli abitanti sono tutti cattolici tribali (Adivasi). Sono emigrati qui dal Madhya Pradesh, ma vivono nel villaggio da secoli. Adesso questi sfortunati tribali vivono nel terrore di essere uccisi da un colpo di spada, a meno di non riconvertirsi all'induismo. Amravati è una delle 6 divisioni del Maharashtra con un'amministrazione municipale indipendente.
In un'intervista esclusiva ad AsiaNews, Edwin Colaço, vescovo di Amravati, denuncia la situazione: "Questo è l'unico villaggio cattolico della zona. Tutti gli abitanti sono cattolici, sono molto poveri ed analfabeti. Per la maggior parte sono agricoltori, ma la loro fede è molto salda.
Alcuni giorni fa un munni (un santone indù) è arrivato nella zona da Ayodhya [Qui, il 6 dicembre 1992, estremisti indù hanno demolito una moschea costruita sulle rovine, si dice, di un tempio che segnava il luogo natale del dio Ram. Prima e dopo la demolizione vi sono stati scontri che hanno causato un elevato numero di vittime - ndr]. Il munni ha tenuto un incontro, ascoltato da molti, venuti dai villaggi di J J Taluka. L'uomo, con un manto color zafferano e con in mano un tridente, ha iniziato ad attaccare la Chiesa cattolica, denunciando i missionari. Egli ha poi iniziato a criticare i cattolici tribali del villaggio di Rajura. Egli ha accusato i missionari di aver convertito i tribali al cristianesimo con la forza, e ha dichiarato che la sua missione è quella di riconvertirli all'induismo".
"Il piano è ben orchestrato dalla Convenzione della religione indù", continua il vescovo. " Il munni sapeva il fatto suo e conosceva in dettaglio la situazione di Amravati. Con fare da militante, durante il discorso, ha spinto i villaggi indù ad uccidere i cristiani tribali con 'la spada'. Il munni ha poi scelto un gruppo di fanatici per costringere i cristiani a un'assemblea pubblica. Il gruppo è andato al villaggio cristiano, montando sulle jeep, portando spade e urlando slogan estremisti inneggianti all'induismo.
Al loro arrivo hanno trovato solo le donne, perché gli uomini erano nei campi a lavorare. Hanno quindi costretto le donne a seguirli davanti al munni, minacciandole di morte in caso di rifiuto. se si fossero rifiutate. Le donne terrorizzate, sono salite sulle jeep e portate a forza di fronte al munni".
Il vescovo è allarmato dagli eventi: "La situazione è molto seria" ha detto ad AsiaNews. "Il Munni ha lanciato nuove e più pesanti accuse contro i tribali. Ha minacciato gli abitanti dei villaggi vicini, che se mantengono rapporti coi tribali cristiani, saranno allontanati dalla comunità e puniti con una multa di 10 mila rupie".
"Questa è violazione dei diritti umani" afferma il vescovo di Amravati. "Questi poveri tribali cristiani, analfabeti, dipendono dai villaggi più grandi per il lavoro: se vengono emarginati, non avranno nessun mezzo di sussistenza. Inoltre, questi tribali indifesi, hanno figlie e sorelle sposate con indù e vivono in questi villaggi indù. I fondamentalisti hanno proibito anche i contatti con loro".
Gli ordini dati dal santone indù hanno gravi conseguenze : "Tutti i bambini tribali, spiega il vescovo, sono stati ritirati dalla scuola parrocchiale, la gente del villaggio non viene in chiesa da 2 settimane e i preti dicono che la cappella sembra un deserto, perchè nessuno, nemmeno donne o bambini, osano avvicinarsi. Tutto ciò è molto preoccupante: negli ostelli parrocchiani i bambini ricevono da mangiare, libri e vestiti. Spero che questi piccoli Adivasi non soffrano di malnutrizione, e che non interrompano i loro studi".
Dopo tutto ciò, con l'aiuto del parroco, la gente del villaggio ha stilato una denuncia e l'ha consegnata alla polizia. Ma essi sono stati obbligati a ritirare la denuncia, avendo ricevuto pesanti minacce. Il vescovo ha scritto allora al ministero dell'Interno ed al primo ministro del Maharashtra, chiedendo un'inchiesta sulla crescita di violenze contro i cristiani di Amravati. Egli ha inoltre pregato la Conferenza episcopale indiana di intervenire.
Il P. S. M. Michael, professore di Sociologia all'Università di Mumbay, ha dichiarato ad AsiaNews: "I fondamentalisti indù vogliono una cultura monolitica che assorba tutte le identità. Essi stanno lottando con tutte le forze per ravvivare il vecchio, oppressivo sistema delle caste, così da poter dominare e sfruttare i tribali. Si tratta di una "politica dell'emozione": con le elezioni locali nel prossimo aprile, essi vogliono ritornare alla luce, dopo la umiliante sconfitta alle elezioni generali".
"La Chiesa egli ha aggiunto - deve mobilitarsi per proteggere il vescovo di Amravati. Già dalle scorse elezioni generali, la sua diocesi è diventata un bersaglio dei fondamentalisti. I suoi fratelli vescovi dovrebbero offrirgli qualche assistenza. È importante che i vescovi di questa zona, assieme all'amministrazione statale, creino una strategia per bloccare questi movimenti sul nascere, per non gingere a distruggere l'ordine e la legalità".
Già nel dicembre scorso, AsiaNews aveva riportato una storia di "riconversione" all'induismo nella diocesi di Amravati. Uddhay Thackeray, capo del Partito fondamentalista hindu Shiv Sena (detto SS o Esercito di Shiva), aveva lanciato un avvertimento ai missionari cristiani della zona: "Se non la smettono di sfruttare i poveri e analfabeti Adivasi, faremo vedere loro di cosa la SS è capace".