Violenze e crisi umanitaria in Sri Lanka, in attesa dei colloqui a Ginevra
Ancora scontri nel nord mentre oggi è prevista la partenza della delegazione governativa per la Svizzera. A Jaffna il Consorzio delle Ong denuncia l'acuirsi della crisi umanitaria.
Colombo (AsiaNews) Non cessano le violenze nel nord del Paese mentre i negoziatori di pace di governo e ribelli tamil si apprestano a raggiungere Ginevra per gli attesi colloqui del 28 -29 ottobre. Intanto si fa più acuta la crisi umanitaria nella penisola di Jaffna, dove la chiusura dell'unica via di comunicazione per mezzi pesanti impedisce l'arrivo di rifornimenti alimentari.
Ieri sera proprio a Jaffna, un militante delle Tigri tamil è stato ucciso da militari dopo avere gettato una granata contro una pattuglia dell'esercito ferendo un soldato. Oggi è prevista la partenza per la Svizzera degli 8 membri della delegazione governativa che nel fine settimana incontreranno rappresentanti dei ribelli nel tentativo, peraltro di recente già fallito, di trovare soluzione alla crisi scoppiata ad agosto. La delegazioni di Colombo è guidata dal ministro della Sanità Nimal Siripala de Silva.
Sono già partiti ieri da Kilinochchi, invece, i quattro rappresentanti delle Tigri tamil sotto la guida del leader politico dei ribelli Suppiah Thamilselvan. Su un elicottero governativo hanno raggiunto l'aeroporto internazionale accompagnati dall'ambasciatore della Norvegia, mediatrice del conflitto. La lotta delle Tigri per l'indipendenza del nord e dell'est dello Sri Lanka dal 1983 ha ucciso 65 mila persone. Il cessate-il-fuoco firmato nel 2002 è ormai valido solo sulla carta.
Mentre imperversano gli scontri tra esercito e separatisti nel nord-est, chi soffre di più è la popolazione civile, vittima di bombardamenti e della sempre più grave crisi alimentare, denunciata ieri dal Consorzio delle Ong di Jaffna. Le Organizzazioni non governative riunite sotto questo ombrello lamentano la chiusura da oltre 10 settimane della A9, l'unica strada per mezzi pesanti che collega la zona al resto del Paese, che impedisce il regolare afflusso di provviste alimentari e mediche. Inoltre i rifornimenti inviati dal governo non sono sufficienti e coprono solo il 25% del bisogno totale. I bambini e le migliaia di profughi interni per i quali non è stato allestito neppure un campo d'accoglienza fa sapere il Consorzio - soffrono sempre di più di malnutrizione senza che le grandi Ong internazionali come Unicef o Save the Children facciano nulla per affrontare al drammatica situazione.
14/02/2006