Violenze confessionali, quote e diritti nell’incontro fra Modi e i vescovi indiani
Ieri il primo ministro ha ricevuto una delegazione guidata dal presidente della Conferenza episcopale (Cbci). Nella lettera, oltre alle congratulazioni di rito per il nuovo mandato, tutte le preoccupazioni per i cristiani dagli attacchi nel Manipur alla questione quote. Fra i temi anche la visita di papa Francesco in India.
Delhi (AsiaNews) - Una delegazione formata da quattro personalità di primo piano della Chiesa indiana ha incontrato ieri il primo ministro Narendra Modi per manifestare la grande preoccupazione per l’escalation di attacchi contro i cristiani in diverse zone del Paese. A guidarla era mons. Andrews Thazhath, metropolita di Trichur dei Siro-Malabaresi e presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbcp), il quale si è anche congratulato col premier per aver ottenuto un terzo mandato consecutivo ai vertici del governo. I leader hanno inoltre garantito il massimo impegno dei cattolici per lo sviluppo della nazione.
Nella lettera che la delegazione ha consegnato a Modi i vertici della Chiesa, dopo le congratulazioni e la promessa di collaborazione, esprimono la loro “angoscia per i crescenti attacchi ai cristiani e alle loro istituzioni da parte di elementi antisociali in diverse parti dell’India”. “Ci sono stati diversi casi di molestie e attacchi con false accuse di conversioni forzate e l’uso improprio delle leggi anti-conversione. Desideriamo chiarire - proseguono . che la Chiesa si oppone fermamente alle conversioni forzate”.
Il documento dei vescovi vuole poi portare all’attenzione del governo la condizione dei “cristiani poveri, dalit e tribali” che sono “spesso vittime di discriminazione ed esclusione”. “Ci appelliamo a voi - aggiungono - affinché estendiate ai cristiani Dalit i benefici della riserva, simili a quelli di cui godono i Dalit di altri gruppi religiosi, in modo che non vi sia alcuna discriminazione basata sulla religione, come garantito dalla nostra Costituzione”. “Inoltre, ci appelliamo anche a voi affinché le riserve previste per i cristiani tribali siano mantenute intatte e non ritirate”.
La lettera sottolinea poi l’assenza dei cristiani dalla Commissione nazionale per le minoranze e dalla Commissione nazionale per le istituzioni educative delle minoranze. A seguire i vertici ecclesiastici affrontano il tema delle ong cristiane che affrontano “sfide indebite durante le operazioni di rinnovo della loro registrazione Fcra (che permette loro di ricevere donazioni straniere)”. Infine, conclude la nota, “in solidarietà con il popolo del Manipur [vittima di violenze tribali], vi esortiamo a intervenire seriamente per riportare la pace e l’armonia nello Stato”.
La lettera è stata firmata dal presidente Cbci mons. Andrews Thazhath, dal vicepresidente e vescovo di Bathery, mons. Joseph Mar Thomas e dal segretario generale Cbci e arcivescovo di Delhi, mons. Anil Couto. Interpellato dai giornalisti al termine dell’incontro mons. Thazhath ha detto che “le nostre preoccupazioni sono state ascoltate” e il premier ha espresso “solidarietà”; tuttavia, Modi avrebbe anche aggiunto che a perpetrare le violenze sarebbero “gruppi marginali” e non “il partito di maggioranza [Bharatiya Janata Party, Bjp] o il governo”. Inoltre, il premier non avrebbe fornito risposte chiare sulle richieste relative ai cristiani Dalit (per le quote) o sulla campagna per estromettere i cristiani dallo status di tribù e casta riconosciuta. Per quanto riguarda il Manipur, il premier ha detto che il governo sta prendendo tutte le misure per garantire la pace, sottolineando che “si tratta di un conflitto etnico e che non ha un carattere confessionale”. In conclusione, i leader cattolici hanno esortato il primo ministro ad accelerare i passi per una visita di papa Francesco in India e hanno aggiunto che rivolgeranno lo stesso invito anche al pontefice.