25/08/2008, 00.00
SRI LANKA
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Violenze a Jaffna, Giustizia e pace chiede aiuti per oltre 25mila sfollati

di Melani Manel Perera
La Commissione cattolica sottolinea l’impossibilità di celebrare la tradizionale festa dell’Assunta, mentre l’area è teatro di violenze e massacri. Migliaia di persone costrette ad abbandonare le abitazioni per sfuggire alla guerra fra esercito governativo e tigri Tamil.

Colombo (AsiaNews) – La Commissione giustizia e pace della diocesi di Jaffna non nasconde la propria costernazione di fronte alla richiesta di celebrare a due settimane di distanza la tradizionale festa dell’Assunta al santuario di Nostra Signora di Madhu, mentre l’intera area è teatro di massacri e violenze. Secondo un documento pubblicato dalla diocesi di Mannar vi sarebbero 25732 sfollati, fra cattolici (14750) e fedeli di altre religioni o etnie (10982), costretti ad abbandonare le loro case per sfuggire al conflitto che vede contrapposti l’esercito governativo e le tigri Tamil (Ltte).

Secondo la Commissione, tutta l’area circostante il santuario è “macchiata di sangue”, compresi numerosi villaggi della zona che sono stati abbandonati e nei quali è ancora possibile avvertire una atmosfera di “morte e desolazione”. “L’esplosione di una mina antiuomo Claymore nell’area sacra del santuario mariano – denuncia il rapporto di Giustizia e pace – ha causato la morte di 17 persone, fra cui studenti e insegnanti. Lo scoppio di una analoga mina ha ucciso p. Packiaranjith mentre era impegnato a distribuire aiuti agli sfollati, come già in passato è successo con p. Karunaratnam”.

La situazione si fa sempre più critica – continua il documento – per le oltre 25mila persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni: migliaia “sopravvivono” trovando riparo sotto “i rami degli alberi”, in balia degli elementi e in attesa di una “mano caritatevole” che dia almeno un po’ di cibo “ai loro figli”. Molti di loro piangono ancora i lutti in famiglia, persone morte a causa della guerra, e sono sottoposti a un “fortissimo stress psicologico” perché vivono nella continua attesa di un possibile “attacco aereo” o dell’esplosione di un’altra micidiale mina antiuomo.

“In tutti i Paesi civili matrimoni e festività vengono rimandati in caso di lutto, è una naturale espressione di solidarietà verso coloro i quali soffrono. Dovremmo quindi noi cristiani – si chiede la commissione cattolica – celebrare in maniera egoista e arrogante una festività ignorando i sentimenti di tutte queste persone?  Al contrario, dobbiamo dimostrare loro solidarietà e cercare di alleviarne le sofferenze”.   

Il prossimo 27 agosto i vescovi di Mannar, Jaffna e Anuradhapura, molto preoccupati per il precipitare della situazione, visiteranno le zone martoriate dalla guerra e porteranno conforto agli sfollati. I prelati invitano inoltre a sostenere il lavoro della Chiesa garantendo aiuti e risorse da devolvere ai profughi.

 

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