Violenza senza fine contro le donne cristiane del Kandhamal
Bhubaneswar (AsiaNews) – Le donne cristiane sono state malmenate, sequestrate, hanno subito violenze sessuali e verbali durante il pogrom anticristiano dell’agosto 2008-2009 nel distretto di Kandhamal, Orissa. Ora un gruppo di ricercatori collegati con il Collegio di Lavoro Sociale Nirmala Niketan di Mumbai ha realizzato una ricerca su queste violenze, primo passo per trovare una soluzione.
Una squadra di 16 operatori del gruppo tra il 6 e il 12 maggio ha sentito 300 donne di diversi villaggi del Kandhamal, ha visitato i luoghi e le loro abitazioni per riscontrare le informazioni raccolte con la situazione sociale e abitativa loro e delle famiglie.
Suor Anita Chatiar, delle Figlie del Cuore di Maria, è un insegnante del Centro Nirmala Niketan che ha partecipato alla ricerca. Ad AsiaNews spiega che hanno accertato che “donne e ragazze del Kandhamal hanno subito varie forme di violenza” e risultano casi di percosse, violenze sessuali, insulti e minacce, sequestro di persona, all’epoca sono dovute fuggire dai loro villaggi. Secondo le informazioni raccolte, gli estremisti indù aggressori appartenevano a diversi clan e tribù e sono venuti da varie regioni.
Suor Chatiar dice che molte donne e le loro famiglie sono tuttora traumatizzate da quei giorni e hanno paura a coltivare la loro terra. Molte donne hanno dichiarato un perdurante stato di angoscia, paura, tensione, timore per le loro vite e per quelle dei figli, in ogni momento.
Sukumari Digal, 40 anni del villaggio di Latingia, madre di 4 bambini, ha subito “soltanto” violenze verbali e minacce, insieme alle altre donne del villaggio. Ma questo ha lasciato un segno nella sua vita e dice che insieme ad altre donne “ci sentiamo depresse. Non ci sentiamo di coltivare la terra. Sono scomparse le nostre mucche”. “Non riesco a concentrarmi sulle faccende quotidiane, ho sempre paura. Ho timore a viaggiare su un autobus. Sento grande ansia quando un qualsiasi membro della mia famiglia è fuori casa, quando i figli non sono con me. Ora nemmeno mi va di incontrare la gente che conosco e mi sento vergognosa e imbarazzata quando parlo con loro. Sento ira verso quelli che mi avrebbero dovuto proteggere e non l’hanno fatto. La situazione è ancora tesa e molta gente non si sente sicura a tornare, perché i campi profughi del governo sono abbastanza sicuri, ma il villaggio non lo è”. Sukumari afferma che circa 50 ragazze e donne del suo villaggio sono fuggite in altre città, in cerca di lavoro e timorose per la loro sicurezza. Lei ha fatto denuncia alla polizia locale, ma non risultano fatte indagini e non è stato arrestato nessuno per le violenze. Ma hanno avuto aiuto e sostegno da sacerdoti, suore e operatori sociali.
“Con tutto questo, non sento ira verso le persone che mi hanno causato tutto questo”.
Sunila Bhise, pure membro del gruppo di ricerca da Mumbai, conferma che le donne del Kandhamal continuano a soffrire per queste violenze. Nei loro villaggi mancano strutture sanitarie, opportunità sociali e di lavoro, sicurezza. Chi è tornato a casa ha difficoltà a riprendere la vita di prima. Altri sono andati in diverse città.
Padre Ajay Kumar Singh dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneshwar ritiene che lo studio dovrebbe fornire un quadro credibile delle donne del Kandhamal. La Chiesa e gli altri gruppi di aiuto civile, basandosi su simili rapporti, vogliono elaborare strategie per aiutare le donne e l’intera popolazione della zona.
Lo studio del gruppo Nirmala Niketan dovrebbe stilare un rapporto scientifico e sottometterlo alla Commissione nazionale per i diritti umani e ad altri gruppi pro-diritti entro agosto.