Vietnam, il nostro amore per il papa polacco
Hanoi (AsiaNews) - La notizia della beatificazione di Giovanni Paolo II, produce tantissima gioia fra i cattolici vietnamiti. Forse non vi è stato mai papa più attivo nei confronti del Vietnam: egli ha ufficializzato la Conferenza episcopale vietnamita, ha canonizzato i 117 martiri vietnamiti; ha nominato delegazioni e fra poco un rappresentante per visitare e lavorare in Vietnam… Ci ha anche inviato molte lettere pastorali, ricevuto vescovi vietnamiti, accolto molto personale vietnamita in Vaticano e nominato tanti nuovi vescovi per il nostro Paese.
Nella storia della Chiesa vietnamita è evidente il rapporto speciale che la Chiesa di qui ha tenuto con la Santa Sede. Con il suo aiuto, pur affrontando tante difficoltà e persecuzioni, le Chiese locali in Vietnam sono cresciute in modo solido e maturo fino ad oggi.
Questo rapporto con la Santa Sede si è rafforzato con Giovanni Paolo II. Forse è perché lui stesso, polacco, veniva da una nazione che ha caratteristiche storiche e sociali simili al Vietnam. Questo gli ha permesso di essere vicino alle miserie del nostro popolo, condividendo le sofferenze dei cattolici.
Grazie all’uso che egli faceva dei media e alle radio cattoliche internazionali (come Radio Veritas), le traduzioni delle lettere pastorali del Papa e i suoi messaggi venivano subito tradotte in vietnamita e così quasi tutti i cattolici hanno potuto comprendere e conoscere la sua bontà.
Un gruppo di volontari della Caritas di Saigon commenta le “indimenticabili parole di papa Giovanni Paolo II. Egli ha detto una volta che cerca tutti i modi e le occasioni per inviare la popolo vietnamita i suoi messaggi di saluto. La vostra nazione – diceva – è nel mio cuore. Quanto desidero avere un’opportunità di vedervi e conoscere ognuna delle chiese locali per esprimere il mio amore verso tutta la vostra nazione”.
Alla canonizzazione dei 117 martiri vietnamiti – il 19 giugno 1988, ostacolata dal governo di Hanoi – il papa ha detto ai cattolici: “Ancora una volta possiamo dire che il sangue dei martiri è per voi, cristiani del Vietnam, una fonte di grazia per progredire nella fede. In voi la fede dei nostri padri continua a trasmettersi ancora alle nuove generazioni. Questa fede resta il fondamento della perseveranza di tutti coloro che, sentendosi autenticamente vietnamiti, fedeli alla loro terra, vogliono al tempo stesso continuare ad essere dei veri discepoli di Cristo..…La ricerca del bene comune della patria è dunque un dovere sincero per il cittadino cristiano, nella libertà di proclamare la verità di Dio, in comunione con i pastori e con i fratelli nella fede, nel desiderio di vivere in pace con gli altri uomini pr costruire con coscienza il bene di tutti”.
Il 14 dicembre 1996, il papa ha incontrato a Roma il card. Phạm Đình Tụng di Hanoi e altri 13 vescovi vietnamiti in visita ad limina e ha raccomandato loro che “la Chiesa vuole essere totalmente presente nelle realtà del Paese, con la propria vocazione. Essa è in cammino con tutti i membri della nazione, poiché condivide una stessa storia, progressi e prove comuni. Non agisce in spirito di rivalità o nella ricerca del proprio interesse, ma desidera vivere in comunione e in armonia con tutti”.
Per questa sua apertura al popolo vietnamita, papa Giovanni Paolo II è stato amato da tutti. All’annuncio della sua morte il 2 aprile 2005, tutti i vietnamiti hanno espresso il loro dolore e hanno pianto. Un fedele della diocesi di Qui Nhon ricorda: “Alle 17.30 dell’8 aprile del 2005, la popolazione di otto parrocchie della diocesi di Qui Nhon, quali Tuy Hòa, Mằng Lăng, Đồng Tre, Sông Cầu, Đông Mỹ, Hoa Châu, Tịnh Sơn, Sơn Nguyên si sono radunate in cattedrale a pregare per il Papa defunto. Fra di loro vi era anche una suora buddista, Thích Nữ Trúc Liên; il pastore Đinh Thống, della Chiesa protestante; il sig. Lễ Sanh, rappresentante della fede caodaista; molti non cattolici e alche alcuni leader comunisti del governo. Tutti hanno pregato per lui e hanno ricordato la sua dolcezza e compassione”.
Il papa Giovanni Paolo II ha anche lavorato molto anche per costruire i rapporti diplomatici col Vietnam. Nel 1989, con a capo il card. Roger Etchegaray, è giunta in Vietnam una delegazione vaticana: era la prima visita da parte della Santa Sede, per discutere con le autorità di alcuni importanti problemi.
Grazie all’atmosfera di rispetto reciproco, di comprensione e di buona volontà fra le due parti, la comunicazione si è aperta e ciò ha dato un segnale positivo per il futuro. La strada è ancora lunga e irta di difficoltà, ma sembra l’unica percorribile per il bene dei cattolici vietnamiti e per la nazione.