Vietata a Beirut la proiezione del film sull’Onda verde di Teheran
Nessuna spiegazione ufficiale, ma si guarda al nuovo governo, dopo che fonti vicine al precedente esecutivo hanno rivelato che a chiedere il fermo del film era stato l’ambasciatore iraniano. “Green days” era in programma al festival dedicato ai “Film proibiti”.
Beirut (AsiaNews) – La sicurezza libanese ha vietato la proiezione al Festival di Beirut di “Green Days” il film-documentario dell’iraniana Hana Makhmalbaf (nella foto) che racconta le manifestazioni di protesta dell’Onda verde, seguite alla rielezione del presidente iraniano Ahmadinejad e la loro violenta repressione da parte di polizia e organizzazioni paramilitari (i Basij).
Un brutto segnale per la libertà di espressione, che viene all’indomani della formazione del nuovo governo, nel quale Hezbollah - movimento sostenuto da Iran e Siria - ha un ruolo largamente dominante. A gettare tinte ancora più fosche sulla vicenda è la convinzione che il divieto sia seguito a una richiesta in tal senso formulata dall’ambasciatore iraniano, Ghadanfar Rokenabadi.
Colette Naufal, organizzatrice della manifestazione cinematografica, che si intitola “Festival dei film proibiti”, ha riferito di aver ricevuto una telefonata dalla Sicurezza generale nella quale “ci informavano di aver ritirato il permesso di proiezione del film”. Alla richiesta di spiegazioni, la risposta è stata: “Questa non è una decisione nostra, le stiamo solo trasmettendo degli ordini”.
La ricerca di chi sia stato a dare “gli ordini” non ha dato, finora, alcun esito ufficiale. Fonti vicine al precedente governo, filoccidentale, hanno però rivelato che l’ambasciatore iraniano aveva già chiesto il fermo della proiezione, ricevendo un rifiuto. Il fatto che ora l’abbia ottenuto chiama in causa i rapporti tra l’attuale esecutivo e Teheran.
Proteste contro il divieto sono venute da “Giornalisti contro la violenza” e da altri gruppi.
Un brutto segnale per la libertà di espressione, che viene all’indomani della formazione del nuovo governo, nel quale Hezbollah - movimento sostenuto da Iran e Siria - ha un ruolo largamente dominante. A gettare tinte ancora più fosche sulla vicenda è la convinzione che il divieto sia seguito a una richiesta in tal senso formulata dall’ambasciatore iraniano, Ghadanfar Rokenabadi.
Colette Naufal, organizzatrice della manifestazione cinematografica, che si intitola “Festival dei film proibiti”, ha riferito di aver ricevuto una telefonata dalla Sicurezza generale nella quale “ci informavano di aver ritirato il permesso di proiezione del film”. Alla richiesta di spiegazioni, la risposta è stata: “Questa non è una decisione nostra, le stiamo solo trasmettendo degli ordini”.
La ricerca di chi sia stato a dare “gli ordini” non ha dato, finora, alcun esito ufficiale. Fonti vicine al precedente governo, filoccidentale, hanno però rivelato che l’ambasciatore iraniano aveva già chiesto il fermo della proiezione, ricevendo un rifiuto. Il fatto che ora l’abbia ottenuto chiama in causa i rapporti tra l’attuale esecutivo e Teheran.
Proteste contro il divieto sono venute da “Giornalisti contro la violenza” e da altri gruppi.
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