Vientiane vuole la diga di Xayaburi. Bangkok favorevole, ambientalisti in guerra
Vientiane (AsiaNews/Agenzie) - La decisione del governo laotiano di concedere il via libera definitivo alla costruzione della diga di Xayaburi ha scatenato reazioni opposte: contrari ambientalisti e movimenti ecologisti, oltre che i governi del basso Mekong. Apprezzamenti e sostegno, di contro, da Bangkok che plaude alla linea emersa ieri a Vientiane, secondo cui il mega-impianto "non avrebbe un impatto devastante" sulla regione come emerso da studi recenti. Nel luglio scorso l'esecutivo aveva ordinato il blocco ai cantieri in attesa di nuove ricerche (cfr. AsiaNews 07/07/2012 Diga di Xayaburi, Vientiane assicura l'interruzione dei lavori), per rendere l'impianto "moderno e trasparente"; tuttavia, residenti e attivisti avevano denunciato la continuazione dei lavori a dispetto delle dichiarazioni di facciata.
Il vice-ministro laotiano dell'Energia e delle miniere Viraphonh Viravong ha annunciato che "mercoledì terremo una cerimonia, che segnerà il via ai lavori [della diga] di Xayaburi". Fra i primi obiettivi la realizzazione delle vie di comunicazione che portano all'impianto e una serie di strumenti per agevolare il lavoro di operai e imprese di costruzione. Oggi il governo di Bangkok ha manifestato totale sostegno alla decisione di Vientiane, assicurando che pure le ricerche di esperti thai mostrano che "non vi sono impatti negativi".
Diversa invece l'opinione di ecologisti e attivisti pro-ambiente, che hanno lottato a lungo per impedire la costruzione della diga. Ame Trandem, direttore dei programmi per il sud-est asiatico di International Rivers, organismo con base in California (Usa) dedito alla protezione di fiumi e corsi d'acqua, sottolinea che "la diga di Xayaburi è solo la prima di una miriade di devastanti dighe sul corso d'acqua principale", che "metteranno in serio pericolo gli sforzi per lo sviluppo della regione".
Il progetto relativo alla diga di Xayaburi prevede la costruzione di un impianto idroelettrico da 3,7 miliardi di dollari e dalla portata di 1.260 megawatt, in una zona remota nel nord del Laos. Esso comporta lo spostamento forzato di 2.100 abitanti e avrà serie conseguenze su decine di migliaia di altre persone. La realizzazione è affidata a una ditta thailandese e sarà proprio il Paese degli elefanti a trarre i maggiori benefici dalla scelta di Vientiane, che vuole trasformarsi nella "batteria del sud-est asiatico". La Commissione per il fiume Mekong (Cfm) ha più volte auspicato una moratoria di 10 anni sulla costruzione, evidenziando il rischio di un crollo nella pesca soprattutto nella vicina Cambogia.
Circa 65 milioni di persone vivono lungo il fiume Mekong, che nasce sull'altopiano del Tibet e scorre lungo la provincia cinese dello Yunnan, poi in Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam. Il lungo corso d'acqua è una fonte di reddito per molte nazioni, grazie all'indotto derivante dalla pesca (stimata attorno ai tre miliardi di dollari annui) e agli allevamenti ittici. Ma ora il fiume, lungo 4.880 chilometri e ritenuto il secondo più ricco al mondo per biodiversità, è minacciato da molti progetti di dighe idroelettriche: la Xayaburi - prima nella parte bassa del fiume - si va infatti ad aggiungere ad altri quattro impianti già attivi in territorio cinese, nell'alto Mekong. Esso diverrà operativo entro il 2019 e il 90% dell'energia prodotta verrà esportata nella vicina Thailandia.