Via libera del governo libanese alla creazione del tribunale internazionale
La decisione presa da Siniora, e che ora va al Consiglio di sicurezza, è contestata dai sei ministri che si sono dimessi e dal presidente della Repubblica. Forte richiamo del patriarca Sfeir ai politici cristiani.
Beirut (AsiaNews) Con l'approvazione, ieri, da parte del governo libanese della proposta dell'Onu, è iniziata la procedura per l'istituzione del "tribunale a carattere internazionale" che dovrà giudicare i crimini politici commessi del Paese dal 2004, a partire dall'assassinio dell'ex premier Rafic Hariri. Il consenso libanese va ora al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che dovrà approvarlo a sua volta e restituirlo a Beirut, dove il governo ma il presidente della Repubblica, Emile Lahoud, dice di dover essere lui a firmare - dovrà accettare quello che, a quel punto, sarà un accordo internazionale.
E' una procedura abbastanza lunga che può trovare intoppi di vario genere, in primo luogo all'interno della stessa Onu ove potrebbero levarsi voci magari interessate - per contestare l'approvazione da parte di un governo libanese con sei ministri dimissionari e con il capo dello Stato che ne contesta la legittimità costituzionale. Resta poi da vedere quale governo sarà in carica e quale sarà il suo atteggiamento di fronte all'istituendo tribunale - al momento in cui arriverà a Beirut l'approvazione del Consiglio di sicurezza. Da registrare in proposito una dichiarazione di un deputato di Hezbollah, Hussein Hajj Hassan, secondo il quale il suo partito si oppone "alla forma e non alla sostanza" dell'approvazione del progetto di tribunale internazionale, a causa della mancanza di sei ministri. Egli ha accusato la maggioranza parlamentare di "esercitare egemonia e di monopolizzare le decisioni". Dal canto suo, Lahoud che, secondo i suoi oppositori, potrebbe essere inquisito dal tribunale e che si è detto contrario alla presenza di giudici internazionali all'interno del futuro organo giudicante è tornato ieri a negare ogni validità alle decisioni dell'attuale governo.
Una forte critica dell'atteggiamento degli uomini politici, e in particolare di quelli cristiani, è venuto intanto dal patriarca maronita, il card. Nasrallah Sfeir e dall'assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici del Libano. . "Se ha detto nel corso della cerimonia di apertura di una sessione speciale dell'assemblea patriarcale, a Bkerke questi uomini politici fossero coscienti dei principi dell'educazione cristiana, metterebbero fine al loro sfidarsi e insultarsi l'un l'altro". "Vorranno ha chiesto poi liberarsi di odio e invidia e di altri sentimenti che non riflettono il loro rispetto dell'altro?".
I partecipanti all'assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici, che ha per oggetto la formazione degli adulti e si concluderà sabato, discutono anche la "pericolosa" situazione nazionale, dopo le dimissioni di sei ministri di Hezbollah e di Amal e di un alleato di Lahoud. I presuli chiedono ai libanesi di far fronte ala crisi politica con "responsabilità e pazienza", evitando "sfide e dimostrazioni" e ricordando che il massimo interesse del Paese è "offrire ai cittadini una vita pacifica".
Quanto alla crisi politica, nata dal rifiuto della maggioranza di aderire alla richiesta di Hezbollah di avere per sé ed i suoi alleati, un terzo del governo il che, per la Costituzione, permetterebbe il blocco di qualsiasi decisione tutto sembra rinviato al rientro dall'Iran del presidente della Camera, Nabih Berri. Da Teheran Berri, che è anche il capo del movimento sciita di Amal e ha fatto dimettere i suoi ministri, ha sostenuto che, malgrado la crisi "siamo sempre nel quadro del gioco democratico". "E' sempre possibile ha aggiunto lasciare al gioco democratico di seguire il suo corso, con una maggioranza e una minoranza".