28/05/2011, 00.00
COREA DEL SUD
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Vescovo sudcoreano: Dopo Fukushima, ripensare le politiche sul nucleare

di Theresa Kim Hwa-young
Il presidente della Conferenza episcopale rilancia la questione della sicurezza dell’energia atomica e il problema del riciclo delle scorie nucleari. In caso di incidenti, i costi per il ripristino dell’ecosistema maggiori dei benefici per l’uso del nucleare. La solidarietà ai fratelli cattolici giapponesi.
Seoul (AsiaNews) – È tempo di ripensare le politiche sul nucleare, preservare i terreni e trasmetterli alle generazioni future, perché possano continuare a sfruttarli secondo criteri di eco-sostenibilità. È l’invito lanciato dal presidente del vescovi sud-coreani, in un lungo articolo che riprende il pensiero di Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate, del giugno 2009. Preoccupato per le conseguenze dell’incidente nucleare a Fukushima, in Giappone, che ha interessato pure la Corea del Sud, il prelato rilancia la questione legata alla sicurezza dell’energia atomica, cui si unisce il problema del riciclo delle scorie radioattive.
 
Nell’editoriale che verrà pubblicato nel numero di luglio della rivista Kyeong Hyang mons. Peter Kaung U-il, presidente della Conferenza episcopale della Corea del Sud (Cbck), sottolinea che è tempo di ripensare le politiche sull’energia nucleare. Intitolato “Riflessione cristiana sull’energia nucleare”, l’articolo sottolinea che è compito degli esperti approfondire i problemi, ma tutti devono interessarsi alla tematica, perché gli impianti nucleari possono essere fonte di gravi disastri.
 
Il riferimento è al recente incidente atomico a Fukushima, in Giappone, nel marzo scorso. A distanza di due mesi resta lo stato di emergenza. Il governo nipponico ha creato una zona di decine di chilometri attorno alla centrale in cui è proibito l’ingresso e ha ordinato l’evacuazione di diversi centri. Il ministero della Pubblica istruzione ha inoltre innalzato i limiti di radiazioni per le scuole, per evitare le chiusura di quasi tutti gli istituti della città.
 
La catastrofe nucleare giapponese ha scosso nel profondo anche i sudcoreani. Il presidente dei vescovi parla del problema rappresentato dalle scorie radioattive, la cui conservazione nel sottosuolo causa inquinamento dei terreni e delle acque. Terremoti e tsunami, frequenti nella regione, possono aumentare il pericolo di fughe di materiale atomico. Inoltre, i costi per il ripristino dell’ecosistema sarebbero di gran lunga maggiori rispetto ai benefici attuali dell’utilizzo del nucleare. Mons. Peter Kaung U-il conclude ricordando che “l’ambiente è dono del Creatore” ed è un bene “di tutti” e per questo va “preservato”. Egli auspica l’utilizzo di “nuove misure” nel campo dell’energia, per evitare drammi simili in futuro.
 
A metà maggio una delegazione di vescovi coreani, guidata dal presidente, ha visitato la diocesi di Sendai, manifestando solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma e dalla catastrofe nucleare (cfr AsiaNews, 17/05/2011 Vescovi coreani in Giappone: “Lo tsunami sia una nuova alba per il Sol Levante”). I prelati hanno portato la colletta dei fedeli coreani per i “fratelli giapponesi”, ma ciò che più contava – ha confermato una fonte – era rafforzare “la vicinanza e l’amicizia fra i cattolici dei due Paesi”.
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