29/03/2011, 00.00
FILIPPINE - CINA
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Vescovo filippino alla Cina: No alla pena di morte. Aiutiamo chi sbaglia a cambiare

Intervistato da AsiaNews, il prelato parla dei tre filippini condannati a morte in Cina per spaccio di droga. L’esecuzione è prevista per domani. Oggi a Manila una veglia di preghiera per chiedere la grazia. Per il vescovo i Paesi utilizzano la pena di morte perché il loro sistema legislativo sta fallendo.
Manila (AsiaNews) – “La pena di morte elimina la speranza, è una decisione definitiva che toglie ogni possibilità cambiamento. Aiutiamo le persone a cambiare senza ucciderle, rimettiamoli sulla retta via per ricominciare una vita nella società”. E’ quanto afferma ad AsiaNews, un vescovo delle Filippine, anonimo per motivi di sicurezza. Il prelato si rivolge in particolare alla Cina che domani eseguirà la condanna a morte di Sally Villanueva, Ramon Credo ed Elizabeth Batain, cittadini filippini accusati di introdurre ingenti quantità di droga nel Paese.

Oggi, con una veglia di preghiera vescovi, sacerdoti e fedeli cattolici chiedono la grazia per i tre corrieri della droga condannati a morte in Cina. La celebrazione è in corso al Santuario di Nuestra Senora de Guia ad Ermita (Manila) ed è stata organizzata dalla Commissione episcopale per la pastorale per i migranti e gli itineranti della Conferenza episcopale filippina.

La condanna a morte dei tre corrieri della droga ha suscitato scalpore nelle Filippine. Secondo i media locali la giustizia cinese è stata troppo sbrigativa e rischia di uccidere persone innocenti. Infatti, uno dei tre condannati ha dichiarato sotto giuramento di essere stato vittima di un raggiro. Molti politici hanno accusato il presidente di essersi sin da subito piegato alla volontà di Pechino, lanciando solo timidi appelli al dialogo per poi dichiarare il suo rispetto per l’autorità cinese. Secondo Amnesty International, la Cina è l’unico Paese dove il numero delle esecuzioni cresce anziché diminuire. Nel solo 2010 oltre 1000 persone sono state giustiziate. Nel resto del mondo il totale delle esecuzioni è pari a 740.    

Secondo il prelato i Paesi utilizzano o vogliono reintrodurre la pena di morte perché hanno dei difetti nel loro sistema di legislativo. “In Cina e nelle Filippine – afferma – il sistema di giustizia sta fallendo. Indagini, criteri di detenzione e di pena spesso non corrispondono a una reale applicazione della giustizia”. Il vescovo sottolinea che con queste falle molte persone vengono condannate a morte per crimini che non hanno commesso, oppure per violazioni della legge che non meritano la pena capitale. “Se il sistema è imperfetto – afferma - perché Stati come la Cina impongono alla popolazione un sistema che è irreversibile? Spesso i processi sono una farsa e solo dopo l’esecuzione della condanna si scopre che il condannato era innocente”.

“La Chiesa filippina è contro la pena di morte – spiega - per prima cosa perché Dio è misericordioso e ci ha chiesto di amare anche i nostri nemici e chi commette dei peccati sottostà alla misericordia di Dio”.

Il vescovo lancia un appello a tutti i Paesi che utilizzano la pena capitale e afferma: “Chi ha una responsabilità ed esercita un’autorità sulle persone deve essere sicuro di operare secondo giustizia ed essere clemente. Solo in questo modo si afferma il significato e la dignità della vita umana. A ogni uomo deve essere data la possibilità di ricominciare e di avere la speranza del perdono”.  (S.C.) 

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