10/07/2009, 00.00
INDIA - VATICANO
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Vescovo di Pune: la “Caritas in veritate” è una guida per il futuro dell’India

di Nirmala Carvalho
Intervista a mons. Thomas Dabre, presidente della Commissione per la teologia e la dottrina della fede della Conferenza episcopale indiana. Per il vescovo, l’ultima enciclica del Papa afferma “il bisogno di un’economia dal volto umano”. Il vero soggetto dello sviluppo e l’uomo: globalizzazione, progresso e ricchezza sono al servizio della persona.
Poona (AsiaNews) - “La Caritas in Veritate è un regalo magnifico al mondo e la visione delineata per lo sviluppo dell’umanità offrirà delle ottime linee guida per l’India. Il nostro Paese oggi sta beneficiando della globalizzazione, è impegnato in un processo di crescita e deve poter garantire sicurezza e sviluppo a tutti i suoi cittadini. In questa situazione le indicazioni offerte dal Papa sono un arricchimento ed un beneficio per tutta l’India”.
 
Mons.Thomas Dabre, vescovo di Pune e presidente della Commissione per la teologia e la dottrina della fede della Conferenza episcopale indiana, esordisce così parlando dell’ultima enciclica di Benedetto XVI. Ad AsiaNews ha rilasciato una lunga intervista che tocca i principali temi affrontati dal documento pontificio e ne considera le ricadute ed il peso nella situazione attuale dell’India.
 
Di solito l’economia è considerata un tema solo per addetti ai lavori. Il Papa rompe questo schema, ma tra le gente comune c’è chi si chiede: a che titolo parla?
I problemi dell’economia non possono che riguardare l’uomo perché l’economia serve al bene dell’uomo. Sia chi la gestisce sia chi ne beneficia, le singole persone e la comunità, devono seguire determinati principi etici e morali perché lo sviluppo non porti a risultati distorti di disuguaglianza, ingiustizia e discriminazioni nella società. Per questo l’economia non è solo una materia per esperti, ma anche per chi è impegnato per il bene dell’uomo nel suo complesso. In questo il Papa e di certo il più competente per dare delle linee guida. Con la Caritas in Veritate egli riporta nella giusta direzione il dibattito sociale ed infonde speranza ed energia per un impegno capace di agire ed operare con amore per il bene ed il futuro dei popoli. Il mercato economico deve essere governato con spirito etico, il profitto non può essere il suo fine ultimo ed il progresso deve essere disponibile per tutti.
 
Qual è la situazione dell’India a cui si rivolge la Caritas in veritate?
Per noi questa enciclica è un dono. Siamo ormai sul punto di diventare una potenza economica globale, ma intanto molti dei nostri poveri delle zone rurali vivono in condizioni disumane, soffrono per la mancanza dei beni di prima necessità come il cibo, l’acqua potabile e i servizi sanitari di base. Il nostro Paese è la terza più grande forza scientifica e tecnologica al mondo, i progressi della nostra industria spaziale raccolgono l’attenzione di tutti, però il divario tra ricchi e poveri cresce sempre di più: gli emarginati, diseredati, i dalit, i tribali, i lavoratori non organizzati sono tutti esclusi dal progresso economico. Per nostra fortuna l’India non ha subito forti conseguenze per la crisi economica globale, ma sul nostro Paese si agita lo spettro della corruzione, del fondamentalismo e della discriminazione sociale, vere e proprie piaghe della nostra società.
 
Nell’enciclica il Papa parla anche della libertà religiosa. Che legame ha questo tema con l’economia e lo sviluppo?
Il Santo Padre è addolorato dal fatto che persone vengano uccise in nome della religione e sottolinea che il rifiuto della libertà religiosa ostacola lo sviluppo, impedisce il progresso e sfocia nel terrorismo e nelle violenza che colpisce in particolare le donne e i poveri. Questa cultura dell’intolleranza viene usata dai fondamentalisti religiosi. Da questo punto di vista il fatto che la Caritas in Veritate ci arriva in prossimità del 15 agosto, giorno in cui celebriamo il 63° giorno dell’indipendenza dell’India, è un dono ulteriore.
 
Che idea di economia emerge dal documento del Papa?
Il Papa descrive un’economia a misura d’uomo in cui la solidarietà e la gratuità hanno il loro spazio e tutto non viene ridotto al mero contratto che da solo non basta ad assicurare il bene delle persona. La cultura del profitto immediato, degli interessi e delle pianificazioni a breve termine non potrà mai garantire benefici per tutti e assicurare una economia stabile e duratura. Ciò di cui c’è bisogno è una economia socialmente responsabile dal volto umano. Il Santo Padre richiama la nostra attenzione anche sulla situazione di profonda insicurezza in cui sono costrette a vivere molti poveri. Questa situazione in buona parte è causata dall’avidità, dall’egoismo e dalla mancanza di senso di responsabilità che permea la nostra società, fenomeni che ostacolano lo sviluppo. Il Papa sottolinea la necessità di una coscienza morale personale e di un senso di responsabilità sociale che garantisca la giustizia ed il bene comune. È necessario affermare il legame tra diritti individuali e doveri, un’etica che affermi la persona.
 
 
 
Questa è la terza enciclica di Benedetto XVI. Che legame c’è tra questi documenti?
Il filo rosso che unisce le encicliche di Benedetto XVI parte dalla Deus Caritas est che apre la strada alle due successive. Il Papa afferma che Dio è amore e che noi possiamo sempre sperare per il futuro dell’umanità perché esso si fonda nell’amore di Dio. Esso rappresenta la salvezza ed il bene per tutto il genere umano. Il Santo Padre ci ricorda che solo nell’amore di Dio l’umanità è liberata dalla disperazione, dallo sconforto e da un mero sviluppo materialistico. Speranza e Caritas, amore, rendono capaci tutti gli uomini di buona volontà di lavorare per uno sviluppo economico che assicuri un progresso improntato al bene comune per tutto il genere umano. Ricevendo l’amore divino le nostre vite si aprono alla speranza e vengono guidate da norme e principi morali che permeano i nostri processi economici. Le nostre vite devono essere guidate dallo spirito di Amore e dalla luce della Verità. Dio ci ha donato gratuitamente la verità e l’amore con cui ci ha rivelato chi siamo e dove dobbiamo andare.
 
La Caritas in veritate affronta a più riprese il tema della globalizzazione. La Chiesa come giudica questo fenomeno: è un problema o una possibilità?
Il Papa afferma che l’opposizione cieca alla globalizzazione è un errore ed è sintomo di pregiudizi. Dobbiamo riconoscere gli aspetti postivi del fenomeno perché esso ci può offrire possibilità di ridistribuzione della ricchezza su larga scala fino ad oggi impensabili. Nel contempo il Papa ci mette in guardia dal rischio di una globalizzazione che aumenta la povertà e le disuguaglianze fino a scatenare una crisi globale.
Abbiamo bisogno di un adeguato spirito etico che diriga la globalizzazione verso il bene comune e la solidarietà, lontano dall’individualismo e dall’utilitarismo. Affinché essa non si concluda in una frammentazione sociale, ma porti benefici per tutti è necessario che sia guidata dallo spirito di giustizia e dall’attenzione al bene comune. Il solo progresso economico e tecnico è insufficiente e questo lo vediamo dal fatto che povertà, fame e malnutrizione sono ancora presenti nel nostro secolo. La globalizzazione non può basarsi solo sull’economia, ma deve mettere al centro l’uomo, rivolgersi alla comunità ed ai processi culturali.
 
 
Quale immagine di sviluppo emerge dall’enciclica?
Uno sviluppo autentico necessità che fame e sotto sviluppo siano eliminati. Per raggiungere questo risultato è necessario mettere la persona al centro dei programmi di sviluppo e far sì che i beneficiari dei progetti, individui e comunità, siano resi partecipi degli interventi di aiuto. Considerare la popolazione come la prima causa del sottosviluppo è un errore anche da un punto di vista meramente economicistico. Piuttosto bisognerebbe guardare agli eccessivi costi della burocrazia e dei meccanismi amministrativi e puntare sul principio di solidarietà ed il principio di sussidiarietà. Nella ricerca delle soluzioni per l’attuale crisi economica globale, gli aiuti allo sviluppo per i Paesi poveri devono essere considerati un modo valido per creare ricchezza per tutti.
Lo sviluppo tecnologico ha ingenerato l’idea che la tecnologia basti a risolvere i problemi, sì è finito per porre troppa attenzione sul come affrontarli e per dimenticare di chiedersi perché essi sono emersi.
 
Il titolo dell’enciclica è Caritas in veritate, Carità nella verità. Quale verità annuncia il Papa all’umanità?
La bella e semplice verità di Dio. Il Santo Padre è molto chiaro nel affermare che un umanesimo ateo è disumano e non può assicurare un vero sviluppo per il genere umano. C’è una relazione integrale tra i due termini, carità e verità. L’amore di Dio ci porta a scoprire la verità di noi stessi riflessa nel volto di Cristo che è la Verità. La verità necessità di essere cercata, trovata ed espressa in legami di carità. La carità deve essere compresa, consolidata e praticata alla luce della verità. Insieme, carità e verità guidano all’autentico sviluppo della persona. Il rifiuto ideologico di Dio e l’indifferenza dell’ateismo sono ostacoli allo sviluppo. Per questo la carità, l’amore nella verità sono una grande sfida innanzitutto per la Chiesa nel mondo globale. Affermare la verità di ogni uomo significa affermare che la sua dignità è inviolabile dalla nascita sino alla morte e il nostro amato Papa, in modo profetico, si è sempre opposto alla mentalità di chi si oppone alla vita nascente e promuove la legalizzazione dell’eutanasia. La vita è un dono di Dio come un dono di Dio è il creato. Anche su questo aspetto ci è affidata la grande responsabilità di consegnare alla future generazioni una terra abitabile e coltivabile.
Il Papa nell’enciclica ha toccato temi cruciali dell’insegnamento sociale della Chiesa che intervengono nella situazione di oggi: economia, globalizzazione, divisione tra ricchi e poveri, ecologia, fondamentalismo…. Questo per me è uno dei principali meriti dell’enciclica in cui Benedetto XVI non sviluppa una mera analisi accademica, ma punta all’essenza dell’uomo. Per la Chiesa indiana poi il titolo del documento è ulteriore motivo di gioia e speranza. Il nostro motto nazionale è Satyameva Jayate, “Solo la verità trionfa”. Questa è la verità: Carità nella Verità.
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