Vescovo dell’Orissa: Noi, perseguitati come i primi cristiani
Bhubaneshwar (AsiaNews) – Una lettera pastorale firmata dai 6 vescovi dell’Orissa, è stata letta ieri in tutte le chiese dello Stato, dove da due mesi è in atto un pogrom contro i cristiani. La lettera è il primo documento pubblicato dai pastori dall’inizio delle violenze.
Essa è firmata da mons. Thomas Thiruthalil, vescovo di Balasore; mons. Alphonse Bilung, di Rourkela; mons. Lucas Kerketta, di Sambalpur; mons. Sarat Chandra Naik, di Berhampur; mons. John Barwa, vescovo coadiutore di Rourkela; mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar.
“Avevamo bisogno di incoraggiare il nostro popolo, prostrato da questi attacchi crudeli e barbarici – ha detto ad AsiaNews mons. Cheenath - e nello stesso tempo volevamo spiegare loro che la storia dell’Orissa si inserisce nella storia della Chiesa universale, in cui ci si accorge che i cristiani sono stati perseguitati per secoli. La Chiesa degli inizi è passata attraverso difficoltà e martirio; i suoi membri sono stati spesso perseguitati e massacrati. Ma la storia mostra anche che la persecuzione rafforza la Chiesa”.
Nel testo, pubblicato “troppo tardi” per ammissione degli stessi vescovi, i pastori “si inchinano umilmente davanti alla forte adesione di fede e la vostra [dei cristiani] fiducia in Gesù Cristo salvatore”. “Siamo orgogliosi – essi dicono – della vostra capacità a sopportare ogni forma di intimidazione e minaccia”.
Dal 23 agosto ad oggi, il bilancio delle distruzioni è altissimo: più di 60 uccisi anche fra orribili torture; oltre 180 chiese (cattoliche e protestanti) distrutte; migliaia di case incendiate; conventi, ostelli e alloggi per giovani, ospedali e centri sociali devastati; almeno 50 mila cristiani, sfuggiti al massacro che vivono nelle foreste o sono rinchiusi in insicuri campi di rifugio approntati dal governo.
Nei giorni scorsi mons Cheenath ha presieduto i funerali di uno dei martiri dell’Orissa, p. Bernard Digal, morto a causa delle percosse subite per ore ad opera dei fondamentalisti indù nel distretto di Kandhamal, dove è iniziata la serie di attacchi. Il vescovo dice che “adesso [nel distretto di Kandhamal] non vi sono più attacchi perché non vi è più nulla da distruggere, bruciare o razziare. Gli estremisti hanno raso al suolo ogni cosa. La nostra gente è terrorizzata all’idea di tornare alle loro case e villaggi perché temono nuovi attacchi e violenze. Le loro vite sono ancora in pericolo. In più, i cristiani temono di essere costretti a cambiare religione. Migliaia di loro sono stati rasati [segno del loro ritorno all’induismo – ndr] e forzati a riabbracciare l’induismo, unica condizione per la loro sopravvivenza. Infine, molti cristiani di Kandhamal sono stati costretti a rinunciare alle loro terre e proprietà e questo rende buio il loro futuro”.
La Lettera pastorale chiede al governo sicurezza; giustizia e punizione per i colpevoli; compensi adeguati per coloro che hanno perso i loro beni. Ma soprattutto, la Lettera mette in luce i motivi della persecuzione: “La Chiesa – spiega il testo dei vescovi – si è schierata dalla parte dei poveri e degli emarginati. Grazie ai programmi educativi, sanitari, per la casa e l’impiego, la Chiesa ha fatto crescere la coscienza e il risveglio fra le comunità più vulnerabili. Ed essi hanno iniziato a domandare più diritti. Tutto ciò non piace ai potenti che temono per la loro posizione e si sentono minacciati dai poveri. Per questo essi hanno scelto la violenza. Ma noi condanniamo questo è riaffermiamo la nostra decisione a continuare il servizio della Chiesa”.
La Lettera ringrazia “individui, organizzazioni della società civile, giornalisti, organizzazioni non governative, attivisti politici, cittadini coscienziosi” in India e all’estero per il sostegno portato ai cristiani.
Secondo mons. Cheenath, vi è un cambiamento anche nell’Amministrazione distrettuale dell’Orissa. “I cristiani – egli dice - hanno sofferto finora per l’inazione e talvolta la complicità delle forze di polizia e del governo con i radicali indù. Ma ora sembra che vi sia un cambio di attitudine”. Nelle scorse settimane, la polizia ha fatto diversi arresti fra gli estremisti responsabili delle violenze.