Vescovo coreano: La morte di Kim è una strada per il dialogo. Con qualche attenzione
di Joseph Yun Li-sun
Mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione episcopale per la cura dei migranti, racconta ad AsiaNews: “Ora si apre un periodo di grande confusione per tutta la penisola. Noi dobbiamo privilegiare il dialogo per la pace, ma senza andare alla cieca. Il Natale ci spinga a pregare per un miglioramento della situazione”. Il dolore e la speranza di Thomas Han, ambasciatore coreano presso la Santa Sede.
Daejeon (AsiaNews) – La morte del dittatore nordcoreano Kim Jong-il “apre la strada a un periodo di grande confusione. Ci sarà uno scontro interno al regime fra Partito ed esercito, e la giovane età dell’erede designato non aiuterà un passaggio di poteri tranquillo. Ora dobbiamo pregare per la pace, in Corea e nel mondo, e usare il periodo natalizio per mantenerci vigili e con la mano tesa verso i nostri fratelli del Nord”. Lo dice ad AsiaNews mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione episcopale per la cura dei migranti.
Secondo il presule, che cura diversi programmi per l’integrazione dei profughi dal Nord, “ora nella parte nord della penisola ci sarà molta confusione. Il figlio ed erede designato del dittatore ha 28 anni: non ha l’esperienza politica per traghettare il Paese nei rapporti con la Cina, con gli Stati Uniti e con la Corea del Sud. Io spero e prego affinché tutti gli attori di questa situazione non si muovano troppo in fretta: bisogna privilegiare il dialogo, ora che si apre uno spazio per farlo”.
A questo proposito, il vescovo racconta anche della diatriba che si è aperta in Corea del Sud: “Abbiamo avuto la notizia della morte soltanto 8 ore fa, ma l’opposizione sudcoreana ha già chiesto al governo di inviare una delegazione ufficiale ai funerali di Kim Jong-il. Il governo invece temporeggia. Io penso che lo si debba fare, perché in questo modo facciamo capire di volere pace e dialogo. Poi attenderemo la loro risposta, ma dobbiamo provarci. Certo, non deve essere fatto in maniera sterile: tante volte abbiamo provato e siamo stati presi in giro”.
Il problema, sottolinea ancora mons. You, “è che ora si aprirà un conflitto aspro fra il Partito, in mano allo zio dell’erede, e i militari che rispondono a Kim Jong-un. Ma in questo scenario a pagare sarà la popolazione, che continua a morire di fame: dobbiamo impegnarci al massimo per riprendere l’invio di aiuti umanitari e scongiurare nuove vittime di questa situazione. È troppo presto per dire cosa succederà nella penisola coreana, ma noi dobbiamo pregare e operare affinché vinca la pace”.
Intanto, da Roma, Thomas Hongsoon Han, ambasciatore della Sudcorea presso la Santa Sede, ha espresso alcuni suoi pensieri personali sulla morte di Kim Jong-il: "Mi auguro - ha detto ad AsiaNews - che questa morta possa aprire una possibilità di pace. Il Sud e il Nord stanno vivendo un momento molto critico dal punto di vista economico. Abbiamo bisogno di un periodo di pace. Io spero che questo lutto porti una prospettiva migliore rispetto al passato".
Secondo il presule, che cura diversi programmi per l’integrazione dei profughi dal Nord, “ora nella parte nord della penisola ci sarà molta confusione. Il figlio ed erede designato del dittatore ha 28 anni: non ha l’esperienza politica per traghettare il Paese nei rapporti con la Cina, con gli Stati Uniti e con la Corea del Sud. Io spero e prego affinché tutti gli attori di questa situazione non si muovano troppo in fretta: bisogna privilegiare il dialogo, ora che si apre uno spazio per farlo”.
A questo proposito, il vescovo racconta anche della diatriba che si è aperta in Corea del Sud: “Abbiamo avuto la notizia della morte soltanto 8 ore fa, ma l’opposizione sudcoreana ha già chiesto al governo di inviare una delegazione ufficiale ai funerali di Kim Jong-il. Il governo invece temporeggia. Io penso che lo si debba fare, perché in questo modo facciamo capire di volere pace e dialogo. Poi attenderemo la loro risposta, ma dobbiamo provarci. Certo, non deve essere fatto in maniera sterile: tante volte abbiamo provato e siamo stati presi in giro”.
Il problema, sottolinea ancora mons. You, “è che ora si aprirà un conflitto aspro fra il Partito, in mano allo zio dell’erede, e i militari che rispondono a Kim Jong-un. Ma in questo scenario a pagare sarà la popolazione, che continua a morire di fame: dobbiamo impegnarci al massimo per riprendere l’invio di aiuti umanitari e scongiurare nuove vittime di questa situazione. È troppo presto per dire cosa succederà nella penisola coreana, ma noi dobbiamo pregare e operare affinché vinca la pace”.
Intanto, da Roma, Thomas Hongsoon Han, ambasciatore della Sudcorea presso la Santa Sede, ha espresso alcuni suoi pensieri personali sulla morte di Kim Jong-il: "Mi auguro - ha detto ad AsiaNews - che questa morta possa aprire una possibilità di pace. Il Sud e il Nord stanno vivendo un momento molto critico dal punto di vista economico. Abbiamo bisogno di un periodo di pace. Io spero che questo lutto porti una prospettiva migliore rispetto al passato".
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