08/05/2009, 00.00
SRI LANKA
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Vescovo anglicano: non tutti i Tamil sono guerriglieri

di Melani Manel Perera
Il rev. Duleep de Chickera scrive al presidente Mahinda Rajapaksa. Chiede “una giusta e rapida risposta politica alle rivendicazioni dei tamil” e mette in guardia dal rischio di condannare “un’intera comunità a vivere per sempre sotto sorveglianza”.
Colombo (AsiaNews) - “Sconfiggere l’abitudine di vedere il fantasma delle Tigri in ogni tamil”: per Duleep de Chickera, vescovo anglicano di Colombo, è questo il primo e fondamentale atteggiamento per arrivare a una vera soluzione al conflitto che  insanguina lo Sri Lanka.
 
In una lettera del 7 maggio inviata il al presidente Mahinda Rajapaksa, il rev. de Chickera, chiede “una giusta e rapida risposta politica alle rivendicazioni dei tamil” e mette in guardia dal rischio di condannare “un’intera comunità a vivere per sempre sotto sorveglianza”.
 
Il governo di Colombo afferma di aver preso d’assalto le ultime fortificazioni in terra costruite dal Ltte per ostacolare l’avanzata dell’esercito nelle no fire zone. Continuano gli stanziamenti di fondi della comunità internazionale per assicurare gli aiuti alle centinaia di migliaia di sfollati dalle zone di guerra nelle ultime settimane (nella foto i rifugiati raccolti nella Manik Farm).
 
Il vescovo  ricorda al presidente Rajapaksa  che l’attesa degli aiuti dai Paesi stranieri “non deve spostare l’attenzione dei srilankesi dalle terribili condizioni in cui si trovano i nostri fratelli rinchiusi nei campi degli Internally Displaced People (Idp) e nella no fire zone”.
 
Dopo l’ondata di solidarietà con cui il Paese ha risposto all’appello del presidente per aiutare i rifugiati, de Chickera chiede ora “una cambiamento visibile che trasformi la simpatia della popolazione per gli Idp in affermazione dei loro diritti e della loro dignità in quanto srilankesi”.
 
Il vescovo invita il governo a “percorrere ogni strada possibile per salvare i civili e neutralizzare l’Ltte”. Alle autorità chiede anche di garantire in tempi brevi “lo sminamento e la ricostruzione delle case e delle infrastrutture” nelle zone teatro del conflitto e di confermare il programma di reinserimento degli ex ribelli nella società con un adeguato processo di riabilitazione.
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