Vescovi: lo stato di emergenza preoccupa, Musharraf cerchi la mediazione
di Qaiser Felix
In un comunicato emesso al termine di una riunione straordinaria della Conferenza episcopale pakistana, i presuli invitano tutti i cristiani a pregare Dio “per dare giudizio a chi deve prendere delle decisioni vitali”. L’arcivescovo di Lahore accoglie “con gioia” la rinuncia alla divisa del presidente eletto.
Lahore (AsiaNews) – I vescovi cattolici del Pakistan “guardano con profonda preoccupazione allo stato di emergenza imposto dal presidente Musharraf lo scorso 3 novembre, che sconvolge i cittadini e pone seri dubbi sulla stabilità del Paese e sul suo pacifico cammino verso la democrazia”. E’ inoltre “un brutto segno per tutti noi, che vengano interrotte con la forza delle manifestazioni pacifiche e che venga limitata la libertà di espressione”. E’ il contenuto di un documento pubblicato al termine di una riunione straordinaria della Conferenza episcopale pakistana, che ha analizzato la situazione del Paese e la crescente militarizzazione delle zone centrali e di quelle settentrionali, segnale di instabilità e di paura.
Nel testo, i presuli invitano “tutti i cristiani a pregare Dio, affinché dia giudizio a coloro che devono prendere quelle decisioni che devono portare la nazione lontano da questa situazione. Per trovare la strada verso una democrazia stabile, il governo deve impegnarsi per la riconciliazione fra i Partiti e fra gli stati sociali, che devono usare il loro ruolo per costruire un consenso su questioni di vitale importanza per tutti”.
Nel frattempo, il presidente eletto Musharraf ha confermato oggi che “abbandonerà la guida delle forze armate a favore del generale Kayani”, che dovrebbe entrare in carica entro i prossimi due giorni. Parlando ad AsiaNews, l’arcivescovo di Lahore mons. Lawrence Saldanha dice: “Noi accogliamo con gioia questa decisione, che fa di Musharraf un presidente in abiti civili”. La decisione, infatti, “porrà fine ai timori di chi vede la nascita di una nuova dittatura: la vera speranza di tutti noi è che i militari stiano lontani il più possibile dalla vita politica del Pakistan, che deve divenire una vera democrazia popolare”.
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