Vescovi sudcoreani incontrano 46 esuli del Nord: impegno per l'integrazione
Seoul (AsiaNews) - La Chiesa cattolica in Corea del sud cerca di sensibilizzare la popolazione sulla questione degli esuli del Nord (saetomin). Tra le tante iniziative, un ritiro spirituale nella Casa dei fratelli martiri coreani a Jeju; l'apertura di un centro a Gwangju; una campagna contro il rimpatrio in Corea del nord. La questione degli esuli dal Nord, che dalla Cina chiedono asilo politico a Seoul, è complicata: preoccupati dall'immigrazione selvaggia e dallo scarso livello di preparazione dei nordcoreani, i cittadini del Sud li relegano agli ultimi posti della scala sociale. La Chiesa cattolica si impegna moltissimo per l'integrazione, anche in vista di una futura riunificazione.
Mons. Peter Lee Ki-heon, vescovo di Uijeongbu e presidente della Commissione per la riconciliazione della Conferenza episcopale coreana (Cbck), ha accolto e accompagnato 46 esuli - 7 uomini e 39 donne - nel ritiro spirituale all'isola di Jeju. Quattro giorni di esercizi, durante i quale i cristiani hanno potuto visitare la cattedrale e incontrare mons. Pietro Kang woo-il, vescovo di Jeju e presidente della Cbck. Durante una liturgia, mons. Lee ha detto: "Offriamo a Dio questo sacrificio, per tutti i vostri cari e gli amici rimasti in Corea del Nord". E ha aggiunto: "Come voi, anche io vengo da Pyongyang, e con la mia famiglia sono venuto a Seoul per cercare un luogo migliore per vivere la nostra fede cristiana".
Qualche giorno fa, l'arcidiocesi di Gwangju (capitale della South Jeolla Province) ha inaugurato un centro di aiuto per esuli del Nord. Presieduta da suor Oh Da-un, la struttura si occupa di affiancare i saetomin nel reinserimento nella società sudcoreana.
Infine, la sede dell'associazione Handicapped Walking Exercise sta organizzando una campagna contro il rimpatrio degli esuli nordcoreani. L'evento avverrà in occasione della Giornata per la disabilità (il prossimo 19 maggio) nel parco di Seoul, dove si riuniranno 2.500 persone.