Vescovi maroniti: i politici rinuncino a linguaggio di sfida e di rifiuto degli altri
I presuli libanesi preoccupati per la crescente tensione che colpisce il Paese, in particolare a proposito del Tribunale internazionale che sta indagando sull’attentato che uccise l’ex premier Hariri. Hezbollah rinnova l’invito al boicottaggio e parla di rischio di esplosione del Paese se suoi membri saranno accusati. Il partito di maggioranza si schiera con la Corte.
Beirut (AsiaNews) – I libanesi, ma “in particolare gli uomini politici, rinuncino al linguaggio di sfida e di rifiuto gli uni verso gli altri”, cercando invece di agire “con saggezza, a costruire ponti tra i cittadini e a trovare soluzioni politiche, economiche e sociali che riducano la tensione”. Traspare da queste affermazioni l’ansia dei vescovi maroniti per una situazione che appare sempre più tesa con da una parte l’invito di Hezbollah a boicottare il Tribunale speciale per il Libano e l’accusa di tradimento che lo stesso partito lancia verso chi collabori con la Corte internazionale e dall’altra le forze del 14 marzo e il premier Hariri che ribadiscono con forza il loro appoggio all’inchiesta.
E’ una situazione che ambienti politici internazionali definiscono potenzialmente esplosiva, sulla quale non si sa l’effetto che potranno avere i colloqui svoltisi martedì tra gli ambasciatori di Arabia Saudita, Siria e Iran, ossia gli sponsor delle opposte fazioni politiche.
E’ in questo quadro che è giunto l’appello dei vescovi maroniti, lanciato al termine della loro riunione mensile di ieri, svoltasi sotto la presidenza del patriarca Nasrallah Sfeir, nella sede di Bkerke
Nel loro comunicato, i presuli fanno un ampio riferimento alle conclusioni del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, le raccomandazioni finali del quale vogliono siano applicate nelle parrocchie e nelle istituzioni religiose “a tre livelli: approfondire la nostra identità cristiana e il nostro messaggio in Oriente; rinsaldare i legami della comunione ecclesiale e praticare la testimonianza cristiana in campo spirituale sociale e dello sviluppo all’interno delle nostre società”.
A confermare le ragioni della preoccupazione dei vescovi, una nota diffusa ieri sera dal segreteria del 14 marzo, che evoca “la campagna di terrore che ha di mira i libanesi attraverso l’appello al boicottaggio del Tribunale speciale per il Libano e l’inchiesta internazionale [sull’attentato che nel 2005 è costato la vita all’ex premier Rafic Hariri e ad altre 22 persone] così come l’accusa di tradimento lanciata contro coloro che collaborano con il tribunale e la diffusione quotidiana di scenari catastrofici di strangolamento totale e definitivo del Paese”.
Il riferimento è a quanto afferma Hezbollah, il cui numero due, Sheikh Naim Qassem, ancora martedì è tornato a parlare del rischio di una esplosione del Libano nel caso in cui membri del suo partito fossero accusati dal tribunale sostenuto dall’Onu di essere coinvolti nell’assassinio di Rafic Hariri.
Il figlio del quale, l’attuale premier Saad, ha invece ripetuto ieri di essere “al 100%” schierato con il Tribunale. (PD)
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