Vescovi maroniti: fermate l'esodo dei cristiani
L'appello lanciato tramite AsiaNews si rivolge alle organizzazioni internazionali affinché soccorrano presto la popolazione libanese, aiutandola ad affrontare la riapertura delle scuole, la mancanza di medicine e l'inverno che si avvicina. Cristiani in fuga non per paura, ma per l'incertezza del futuro.
Beirut (AsiaNews) I vescovi maroniti temono che con le distruzioni aree israeliane e il crescente fondamentalismo islamico, i cristiani abbandonino ormai in massa il Paese dei cedri. Per questo, attraverso AsiaNews, essi lanciano un appello, perchè le organizzazioni internazionali facciano presto a soccorrere la popolazione libanese aiutandola ad affrontare la riapertura delle scuole, la mancanza di medicine, e l'inverno che si avvicina.
Mons. Guy-Paul Noujem,vicario patriarcale maronita della diocesi di Sarba, intervistato da AsiaNews, ha espresso tutta la sua preoccupazione: "In questi giorni l'esodo dei cristiani è immenso. Se ne vanno perchè si sentono abbandonati". Mons. Noujiem, ha deciso di creare nella sua diocesi una Cellula d'emergenza per combattere la crisi attuale. "Alla vigilia della riapertura delle scuole, più della metà della popolazione non è in grado di mandare i figli nelle scuole private: qui in Libano le scuole statali sono inconsistenti". Un'altra necessità urgente è quella degli anziani e degli ammalati "che non riescono a trovare delle strutture mediche capace di aiutarli".
Anche mons. Paul Matar, arcivescovo maronita di Beirut, intervistato da AsiaNews, supplica "le
organizzazioni internazionali di intervenire al più presto per aiutare il nostro popolo indebolito per affrontare questa crisi prima dell'inizio dell'inverno". Anche per mons. Matar il pericolo di un esodo di massa dei cristiani è reale: "Essi vogliono abbandonare il paese non a causa della paura, ma a causa del futuro incerto".
Stamane mons. Matar ha visitato il quartiere sciita di Beirut, totalmente distrutto. "È necessario ha aggiunto cominciare a ricostruire il Paese, indebolito da settimane di bombardamenti feroci. Solo questo aiuterà i cittadini, cristiani e musulmani a rimanere in Libano".
Mons Georges Bakouni, metropolita di Tiro dei greco-melkiti, per tutto il tempo della guerra fra Israele ed Hezbollah è rimasto nella sua diocesi presa di mira dagli attacchi aerei israeliani. Almeno 15 chiese sono state distrutte nei bombardamenti. "Israele - dice - ha voluto bombardare le nostre chiese , i nostri villaggi perché vuole svuotare il Libano dei cristiani". Mons. Bakouni
Ha chiesto a tutti i suoi fedeli sfollati durante le scorse settimane di "rientrare nelle loro case, per testimoniare che il Libano non morirà. Non abbandoneremo mai il Libano nelle mani di Israele o dei musulmani. Siamo giunti in questa terra molto prima di loro e vogliamo convivere con tutti".
Il Libano, considerato da sempre l'unico rifugio dei cristiani in Medio-Oriente, e l'unico ponte tra l'Oriente "musulmano"e l'Occidente "cristiano", rischia ormai di spopolarsi e di svuotarsi dei cristiani.
Nel 1932, data del primo ed ultimo censimento, la popolazione libanese era al 63% costituita da cristiani, in maggioranza maroniti; il 35% era di musulmani; il 2% di altre piccole minoranze.
Le stime attuali dicono che i cristiani sono divenuti meno del 32%. L'enorme calo è dovuto a molti fattori: la creazione dello Stato d'Israele nel 1948, con le conseguenti guerre tra Israele ed alcuni paesi arabi; lo sviluppo parassitario del fondamentalismo islamico; la negligenza dei cristiani d'occidente verso di loro. A tutte queste ragioni, si sono aggiunti il carovita - cresciuto enormemente negli ultimi anni - e l'instabilità politica. Fra i paesi di destinazione dell'esodo si contano l'Europa settentrionale (soprattutto caldei e assiri), l'America e l'Australia (per maroniti, melkiti, ortodossi e armeni).